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SCIPIONE MOGAVERO (1564C-1602) DI RUFFANO, GESUITA MISSIONARIO IN GIAPPONE, CON NOME DI FRANCESCO PEREZ.

SCIPIONE MOGAVERO (1564C-1602) DI RUFFANO, GESUITA MISSIONARIO IN GIAPPONE, CON  NOME DI FRANCESCO PEREZ.

Il 6 febbraio di ogni anno è proposta ai fedeli cattolici la memoria di s. Paolo Miki e di altri venticinque compagni, tutti gesuiti e giapponesi, evangelizzatori dei loro connazionali. Furono catturati nella persecuzione che si scatenò contro i cristiani negli anni finali del Cinquecento e, dopo aver sofferto aspri maltrattamenti, furono crocefissi il 5 febbraio 1597 a Nagasaki.

In quegli anni, tra i missionari gesuiti in Giappone, accanto a Paolo Miki, spirò anche il gesuita Francesco Perez nativo di Ruffano “del Capo d’Otranto”. In verità, il suo nome e cognome originari erano Scipione Mogavero. Era nato a Ruffano nel 1564 e suo padre era un prete di rito greco.

Mandato a Napoli per studiare e risolvere affari della sua famiglia, il giovane Scipione incontrò quei “nuovi frati” ardenti di passione missionaria come erano considerati quelli della Compagnia di Gesù di Ignazio di Loyola. Affascinato dal loro ideale di vita cristiana, dal 1586, volle diventare anch’egli missionario nelle Indie e in Giappone e prese il nuovo nome e cognome Francesco Perez.

Egli lavorò apostolicamente insieme a Paolo Miki e sfuggì alla cattura, continuando la sua missione di nascosto: di giorno in una abitazione sotterranea, usciva di notte “per somministrare ai fedeli la Parola di Dio e il pane degli Angeli”. Consunto dalle fatiche fu richiamato a Caninosachi dal visitatore delle missioni gesuitiche Alessandro Valignano, per riprendersi dall’infermità e lì giunse morto nel maggio 1602. Un suo primo biografo annotò che “morì, se non martire di ferro, almeno di carità e d’obbedienza”.

A dare notizie di lui è il santo Bernardino Realino da Lecce, il quale più volte scrisse ai suoi familiari negli anni 1603-1607. E di lui continuarono a parlare gli scrittori gesuiti degli anni seguenti.

Queste brevi ed essenziali annotazioni ce le ha trasmesse un altro gesuita di Ruffano, nella storia della sua famiglia, Antonio Grassi, recentemente edita da Antonio Caloro, in Alessano tra storia e storiografia. II Le fonti documentarie, Maffei Editore, Trepuzzi 2014, pp. 137-140.

Come si vede, le ricerche storiche stanno restituendo la memoria di un Salento, anch’esso terra di santi, dopo quelli otrantini del 1480. Ai francescani, domenicani e carmelitani già presenti in questa estrema Terra d’Otranto, tra il primo e il secondo Cinquecento, si aggiunsero i cappuccini a Tricase nel 1578 e a Salve nel 1579, più tardi poi a Ruffano nel 1621 e ad Alessano nel 1627. E i gesuiti da Lecce venivano chiamati in questi anni dai vescovi di Alessano e di Ugento per fare missioni al popolo, lasciandovi ovunque associazioni mariane e per risvegliare nel pletorico clero secolare ideali di santificazione personale, premessa del rinnovamento pastorale nelle estreme diocesi salentine.

Di queste “ondate apostoliche” dei gesuiti una efficace testimonianza è nell’altare dell’Immacolata della famiglia Grassi (1713), nella chiesa matrice di Ruffano, la patria di Scipione Mogavero, divenuto il gesuita Francesco Perez.

5 febbraio 2018

Salvatore Palese