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Sale della terra e luce del mondo

Omelia nella Messa per la giornata della vita
Chiesa Collegiata SS. Salvatore, Alessano 5 febbraio 2023

Cari fratelli e sorelle,

l’immagine evangelica di questa domenica è quella del sale della terra e della luce del mondo (cf. Mt 5, 13-14). Prima di riferire queste parole al cristiano, dobbiamo innanzitutto riferirle a Cristo stesso. Si tratta quindi di titoli cristologici. Il vero sale della terra e la vera luce del mondo non siamo noi, ma Cristo. Lui è la sorgente della luce, noi siamo il riflesso. Come una sorta di specchio, dobbiamo far brillare e diffondere i raggi della sua luce. La nostra luce esprime la sua luminosità. Egli, afferma sant’Agostino, è la luce che illumina, mentre noi siamo la luce che è illuminata. La sua luce e la sua sapienza risplendono ovunque, perché la verità e la sapienza di Cristo sono in ogni parte del mondo[1]. Se ci lasciamo illuminare da lui saremo anche noi sapienza e luce del mondo.

Il sale richiama il dono della sapienza: la sapienza di Cristo, anzi Cristo, la sapienza del mondo. L’apostolo Paolo parlando ai Corinti, città famosa per l’amore alla filosofia, si presenta non con una sua sapienza, ma con quella che scaturisce dalla stoltezza della croce. La sua predicazione non si è basata su discorsi persuasivi di una sapienza umana, ma della sapienza di Dio, nascosta dall’eternità e rivelata nella persona di Cristo. 

È necessario sottolineare questa centralità di Cristo. È lui la sapienza e la luce del mondo. Noi lo possiamo essere solo e nella misura in cui siamo suoi veri discepoli. Come il sale, la sapienza di Cristo purifica e, in un certo senso, cicatrizza le ferite. Anche noi, possiamo essere sale del mondo, se manteniamo il suo sapore e non diventiamo sale insipido. La sapienza cristiana, infatti, è in contraddizione con quella del mondo.

In questo contesto, si colloca la presente “giornata della vita” che quest’anno ha il seguente tema: “La morte non è una soluzione”, in alternativa all’attuale cultura di morte. Nella prima parte, il messaggio dei Vescovi propone una bellissima riflessione sul valore della vita. Essa è calpestata dalla guerra e dalla violenza, non è accolta quando si pratica l’aborto, la si rifiuta attraverso l’eutanasia e il suicidio assistito. 

Il punto, secondo me decisivo, non sono i singoli atti, ma è la cultura, cioè un modo di vedere le cose, una visione della vita. Ci troviamo di fronte a un bivio: da una parte, una cultura di morte con tutte le conseguenze che comporta; dall’altra una cultura di vita. Essa non deve essere dicotomica, ma deve essere capace di condannare tutte le forze di disprezzo e di attentato alla vita: sul piano sociale, la guerra, i contrasti politici; sul piano antropologico, tutte le forme di rifiuto della vita. 

Ora, cari fratelli e sorelle, ripetere questo messaggio ad Alessano e come portare i vasi a Samo. Don Tonino ha scritto la sua famosa preghiera “Donami, Signore un’ala di riserva” proprio in una giornata della vita. Certamente questa preghiera è straordinaria, e giustamente viene ricordata e cantata. Essa è costruita sull’acrostico della parola vita. Sostanzialmente don Tonino afferma che bisogna accogliere la vita in tutte le sue forme, nessuna esclusa. Se si va però in internet si potrà constatare, con somma meraviglia, che di solito sono riportate solo le prime tre strofe, mentre la quarta viene omessa. 

Cari fratelli e sorelle, come per il Vangelo, anche per don Tonino, non si può scegliere fior da fiore e prendere solo quello che piace, quello che è in sintonia con la cultura del tempo, o almeno con una certa cultura. Bisogna accogliere la cultura della vita nel suo insieme, secondo il comandamento evangelico. Purtroppo viviamo un tempo che divide, mette da una parte alcuni valori e ne esalta altri. 

Invito soprattutto noi di questa diocesi e voi del paese natio di don Tonino a non fraintendere il suo messaggio, ma a proclamarlo integralmente.


[1] Cf. Agostino, Commento sul Vangelo di Giovanni, 35, 3-4.