
Omelia nella Messa del mercoledì delle Ceneri
Chiesa Cattedrale, Ugento, 23 febbraio 2023.
Cari fratelli e sorelle,
il mercoledì delle ceneri ci ricorda che la vita non può essere un continuo “carnevale”. Certo, anche la festa che si celebra a carnevale ha i suoi lati positivi perché esprime il bisogno di liberazione da tutte le convenzioni e le sovrastrutture sociali. È una festa di rottura col passato, di contestazione dell’esistente, di annientamento e di rinascita, di rigenerazione personale in un tempo ciclico di morte e di resurrezione. E poi si fa festa insieme: in un coinvolgimento comunitario e in un legame sociale.
Il messaggio del Papa per la quaresima di quest’anno ci ricorda che bisogna abbandonare tutte le maschere e intraprendere un cammino di trasfigurazione: salire al monte, contemplare il mistero di Dio, ridiscendere e ritornare nella vita quotidiana a testimoniare quanto abbiamo contemplato.
Nella colletta, all’inizio della Messa di questo mercoledì delle ceneri abbiamo chiesto al Signore che la quaresima sia «il momento favorevole» per compiere «un cammino di vera conversione» così da «affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male».
La Quaresima è il tempo dell’intensità. Il momento di uscire allo scoperto dai propri nascondigli, per cercare una profondità autentica che sembra mancare al singolo e pare irrimediabilmente perduta nella vita pubblica. Occorre mettere in evidenza l’intensità dell’esistenza, la profondità della conoscenza di se stessi, la voglia di andare al nocciolo del proprio io, invece di lasciarsi sopraffare da un’esistenza infestata da simulacri, da maschere per apparire, da atteggiamenti puramente strategici, da tattiche scaltre per imbastire e darsi un’immagine accattivante e così sbarcare il lunario di superficiali convenienze.
Bisogna imparare a contare i giorni, a cogliere il loro valore profondo. Quaranta è una cifra simbolica che esprime il tempo dell’attesa, della purificazione, del ritorno al Signore, della consapevolezza che Dio è fedele alle sue promesse[1]. Il gesto dell’imposizione delle ceneri è un simbolo che richiama il cammino spirituale da compiere.
Si tratta innanzitutto di un segno pasquale. Di solito, le ceneri sono preparate in parrocchia bruciando i rami di ulivo benedetti la domenica delle palme dell’anno precedente. In tal modo, si collega la fine con l’inizio della Quaresima e attesta che la vita ha una meta. Vivere è «il tempo della tensione fra la morte e la nascita» secondo il bel verso di T. S. Elliot in Mercoledì delle ceneri.
Le ceneri sono anche un segno del desiderio di cambiamento, un invito alla conversione. La duplice formula: «Convertiti e credi al Vangelo» oppure «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai» indicano la direzione di un cammino controcorrente e il superamento di uno stile di vita superficiale, incoerente ed illusorio.
Il segno delle ceneri vuole anche ricordarci la nostra fragilità come conseguenza del peccato originale (cf. Gn 3, 19). Diventa così un segno di pentimento e di rinnovamento. Nell’Antico Testamento, le ceneri sono segno di pentimento e di richiesta al Signore di usare misericordia (cf. Gdt 4, 11-13; Gio 3, 6). Esprimono il desiderio di un rinnovamento interiore, di una pulizia spirituale, di una vita nuova.
Inoltre, le ceneri sono segno di umiltà. La seconda formula rimanda agli inizi della storia umana, quando il Signore disse ad Adamo: «Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!» (Gen 3,19). La Parola di Dio evoca la morte, forma estrema della debolezza umana. L’uomo, dunque, è polvere. Ma è una polvere preziosa agli occhi del Signore perché Dio ha creato l’uomo destinandolo all’immortalità.
Le ceneri, infine, sono anche un ottimo fertilizzante per le piante e per il prato. Oltre che per pulire i vetri, sono usate come abrasivo per lucidare i metalli. La cenere è una buona soluzione anche per assorbire eventuali sostanze grasse. Tutte queste caratteristiche valgono anche sul piano spirituale.
San Leone Magno, in uno dei suoi discorsi quaresimali, insegna che quanto ciascun cristiano è tenuto a fare in ogni tempo, deve ora praticarlo con maggiore sollecitudine e devozione durante il tempo della Quaresima. Buon cammino spirituale.
[1] Già nel IV secolo vi è una Quaresima di 40 giorni computati a ritroso a partire dal venerdì santo fino alla prima domenica di Quaresima. Persa l’unità dell’originario triduo pasquale (nel VI secolo), la Quaresima risultò di 42 giorni, comprendendo il venerdì e il sabato santo. Gregorio Magno trovò scorretto considerare come penitenziali anche le sei domeniche (compresa quella delle Palme). Pertanto per ottenere i 40 giorni (che senza le domeniche sarebbero diventati 36) anticipò, per il rito romano, l’inizio della Quaresima al mercoledì (che diventerà “delle Ceneri”). Attualmente la Quaresima termina con la Messa nella Cena del Signore del giovedì santo. Ma per ottenere il numero 40, escludendo le domeniche, bisogna, come al tempo di Gregorio Magno, conteggiare anche il triduo pasquale.