Ancora nessun commento

Piccola nel numero dei fedeli, ma esemplare nella comunione fraterna

Omelia nella Messa dell’ingresso di don Michele Sammali nella parrocchia di San Dana
San Dana, 12 febbraio 2023.

Cari fratelli e sorelle, 

con questa liturgia ha inizio un nuovo percorso della vostra comunità parrocchiale. In questi anni siete stati guidati con dedizione e sapienza da P. Pasquale Pizzuti, ora sarete accompagnati con amorevole cura da don Michele Sammali. Ringrazio P. Pasquale per l’impegno profuso con generosità mentre auguro un fecondo cammino nel prossimo futuro sotto la guida di don Michele.  

Conoscete tutti il motto popolare che riguarda il vostro paese: «Santu Dana, nnu prevete e nna campana». La saggezza popolare sa coniare espressioni che, attraverso formule incisive racchiudono messaggi di incalcolabile valore culturale e spirituale. La piccolezza della vostra comunità potrebbe sembrare un fattore negativo. In realtà, è un valore di gran lunga positivo.   

Nella lettera che vi ho inviato al termine della Visita pastorale ho scritto: «La vostra piccola comunità richiama la parabola evangelica del granellino di senape (Mc 4,30-33; Mt 13,31-33; Lc 13,18-20). […] Con sguardo acuto, Gesù si sofferma a considerare il valore simbolico del piccolissimo seme di senape, simile alla testa di uno spillo, che un contadino getta nel suo campo. Il seme cresce lentamente, si sviluppa in maniera continua e inarrestabile fino a diventare un albero, sui suoi rami si vanno a riposare gli uccelli del cielo. […] La parabola del granellino di senape delinea il modello della vostra comunità e propone l’azione che siete chiamati a svolgere perché l’infinitamente piccolo e l’infinitamente nascosto diventa infinitamente affidabileIn Gesù, Dio si fa piccolo e nella sua piccolezza non smette di essere grande».

L’evangelista Matteo riporta il rendimento di grazie di Cristo al Padre perché ha tenuto nascosto il mistero del suo regno a coloro che sono considerati sapienti nel mondo, e lo ha rivelato ai piccoli (cf. Mt 11, 25-26). Nella storia della salvezza, Dio sceglie sempre “il più piccolo”, lo chiama per nome e intreccia con lui un rapporto personale. Davide, il più piccolo dei figli di Iesse, viene eletto dal Signore e unto da Samuele. Dio scegli i miti e guarda all’umiltà dei suoi servi. Si manifesta ai “piccoli” che bramano di conoscerlo per adorarlo e amarlo; si mostra a coloro che gli fanno spazio nella propria coscienza, ne ascoltano la voce e si sottomettono volentieri ai suoi comandi e ai suoi desideri. 

Piccoli sono quelli che sanno di essere “nulla” davanti a Dio e tutto si aspettano da lui: la vita e il respiro, il cibo e il vestito, la salute e il lavoro, la conoscenza vera e i giudizi giusti, la speranza certa e gli aiuti per superare le difficoltà e le tribolazioni immancabili. Piccoli sono quelli che si lasciano prendere in braccio dall’amore di Dio, si lasciano amare e perdonare. Piccoli sono coloro che non fanno dipendere la propria salvezza da se stessi, ma dalla misericordia del Signore e, avendolo incontrato, lo conoscono e lo amano. Comprendono che se c’è qualcosa che vale di più non è stare in piedi da soli, ma sentirsi amati da Qualcuno.

Il messaggio che viene dalla vostra comunità è chiaro: bisogna tornare a essere piccoli per piacere al Signore. Bisogna lasciarsi portare in braccio da Dio senza fare troppe domande, sicuri che quelle braccia sono forti e manifestano con l’abbraccio il suo amore infinito e avvolgente. Bisogna avere gli stessi sentimenti della Vergine Maria che accettò tutto da Dio: vocazione e missione, gioie e dolori, provvidenza e povertà, casa ed esilio, indicibili dolcezze e oceani di amarezze.

«La Chiesa non è altro che la “famiglia di Dio”»[1]. La famiglia dei piccoli e dei poveri che si riuniscono la domenica per celebrare i divini misteri. La domenica è il giorno del Signore, dell’apertura della vita alla trascendenza. È il giorno della festa e della riunione della famiglia di Dio che si ritrova per rinsaldare l’unità e intessere relazioni più intense al suo interno È il giorno dell’assemblea eucaristica che rinsalda la comunione fraterna. Non si cammina più da soli, ma con tanti compagni di viaggio che condividono ogni piccola tappa del percorso.

In quanto vita familiare, la parrocchia è il luogo dell’incontro tra le diverse generazioni. Risalta così la bellezza della dimensione generativa, insita nel dinamismo della fede. Si tratta di accogliere una realtà viva, facendola crescere perché venga trasmessa come dono vitale, anche in contesti differenti da quelli abituali. Come accade in famiglia, nella comunità cristiana si sperimenta l’importanza del prendersi cura degli altri. 

La celebrazione eucaristica domenicale è il centro e il punto di partenza e di arrivo, il momento in cui si sperimenta la gioia di stare insieme. La tavola, per certi versi, ritma la vita familiare, ha la forza di accogliere e trasmettere i valori più profondi. Attorno alla tavola imbandita la famiglia assapora il gusto della condivisione, del racconto, della trasmissione della comune memoria. Le gioie e le fatiche diventano pane spezzato e ogni boccone è sinonimo di affetto e di amore. 

Ecco il vostro impegno: essere una comunità eucaristica, che adora con stupore il Signore e vive la fraternità. Loda il Signore e si piega con compassione e tenerezza dinanzi alle ferite di chi soffre, sollevando i poveri, asciugando le lacrime, facendosi pane di speranza e di gioia per tutti. Come nelle vicende familiari, così anche nella vita parrocchiale il momento della festa segna il culmine e la ripartenza di un nuovo percorso. Per la comunità cristiana la partecipazione all’eucaristia dona la forza per progredire nel cammino. 

Sotto questo profilo, acquista grande rilevanza il fatto che il vostro patrono sia il diacono martire san Dana, proveniente dall’Albania. La sua testimonianza è un simbolo di grande rilevanza religiosa, culturale e sociale. Mantenete viva la sua memoria, come avete già fatto in questi anni in diverse occasioni. Imparate da san Dana il dialogo con tutte le culture e la disponibilità al martirio quotidiano a “perdere la vita” per Cristo, secondo la logica del dono di sé.


[1] Catechismo della Chiesa Cattolica, 1655.