
Caro don Marco,
mentre ha inizio il tuo ministero di parroco in questa comunità di Salve, ti invito a
domandarti: Che tempo è il nostro? Quale volto abbiamo di uomini e di credenti? Facciamo forse
parte di un catalogo composto da due categorie di persone: i solitari e i nomadi? I solitari stanno
chiusi nei loro bunker fortificati per paura dell’estraneo. Il mondo esterno è un paese straniero,
dove non siamo più accreditati a camminare. I nomadi vagano senza una fissa dimora e senza una
meta precisa da raggiungere. Siamo diventati tutti clandestini. L’esistenza non ha più i segni della
vita. Intanto tutto tace. Le fronde dei pini, quasi come salici piangenti, si piegano a terra. La notte
stende il suo velo pietoso sulla terra. Il vento spazza l’aria come se volesse rimuovere ogni cosa e
lasciare le strade vuote e deserte. Nessuno va in giro. Non si vedono neanche le ombre.