
Caro don Michele, cari fedeli tutti,
stiamo vivendo questa liturgia con spirito di gioia, innanzitutto perché siamo nel clima della
Pasqua, tempo in cui siamo chiamati a guardare a Cristo risorto e a contemplare il suo volto. Il
secondo motivo si riferisce all’affidamento della guida di questa comunità a don Michele, in un
intreccio tra adempimenti giuridici e canonici, gesti liturgici e sacramentali. La Chiesa vive come
una persona umana di corpo (gli aspetti giuridici) e di anima (l’aspetto spirituale). La Chiesa ha
queste due dimensioni: visibile e istituzionale, spirituale e carismatica. Tutte e due servono per il
buon andamento della vita ecclesiale. Bisogna, da una parte, seguire delle norme del codice ci
dice, dall’altra bisogna coltivare una profonda interiorità con il mistero di Cristo, risorto e
glorificato. Domenica prossima celebreremo il mistero dell’ascensione di Gesù al cielo. Dopo aver
adempiuto l’opera che il Padre gli aveva affidato, Cristo sale al cielo. Non si estranea da noi, ma
continua in maniera più piena con la sua divinità e l’umanità glorificata a guidare la Chiesa come
sommo sacerdote. È bene sottolineare questo aspetto.