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Omelia nella Messa Guadete, ritiro coppie e fidanzati, Leuca 11 dicembre 2016

Carissimi,

il Vangelo è gioia, annuncio della salvezza operata da Cristo. La liturgia, nel suo percorso annuale, presenta le diverse sfumature della gioia cristiana. I grandi teologi, come sant’Agostino e san Tommaso, distinguono le differenti modalità della gioia attraverso l’utilizzo di differenti parole: delectatio, gaudium, laetitia iubilum. Nella lingua italiana utilizziamo una vasta gamma di termini: allegria, felicità, contentezza, letizia, esultanza, ilarità, godimento, beatitudine, dolcezza, soddisfazione, delizia.

La vera gioia non è solo un’emozione esteriore, passeggera e superficiale, ma è sempre profonda, intima e spirituale. Al credente in Cristo è promessa non solo la gioia degli uomini, ma anche la gioia degli angeli. Essi non vivono  «della creatura, ma del creatore. Gioia della creatura è infatti qualunque cosa si veda. Gioia del creatore è ciò che non si vede con gli occhi del corpo, ma con la forza visiva, purificata, dello spirito»[1]. La gioia cristiana è la gioia di Dio, anzi è la gioia che è Dio. Dio è gioia. L’uomo può sperimentare questa gioia divina come frutto dello Spirito di Dio che abita in lui (Gal 5,22). Lo Spirito illumina, intensifica e trasfigura le gioie umane: la gioia della verità, della bellezza, dei ricordi, delle attese. Invaso dalla gioia dello Spirito, il cristiano diventa un bagliore visibile della bellezza invisibile, una luce attrattiva per tutti coloro che camminano nel buio della tristezza e dell’inquietudine.


Agostino, Discorso, 4,4.