
Cari sacerdoti,
cari fratelli e sorelle,
in questi giorni la liturgia celebra la fine dell’anno liturgico e ci chiede di risvegliare la
consapevolezza che, dopo l’avvenimento decisivo della morte e della resurrezione di Gesù, tutta la
nostra vita e l’intera storia dell’umanità si colloca nel tempo della fine. Non accadranno altri avvenimenti
più grandi di quelli che sono già accaduti. In Cristo, la salvezza si è già realizzata. La novità introdotta
nella storia dal mistero della Pasqua di Gesù attende solo di raggiungere tutti gli uomini e irradiarsi in
tutta la creazione. Il tempo della fine pone ogni cosa nella prospettiva dell’eschaton. Tutta la vita del
cristiano si caratterizzata per la dimensione escatologica. Essa esige che non siamo dormienti e
assonnati, ma persone che attendono il Signore e sono vigilanti perché sanno di vivere nel tempo della
fine. Certo il tempo cronologico continua, gli avvenimenti si susseguono ancora, ma la decisività della
storia della salvezza è già segnata.