
Caro don Giuseppe, in questa liturgia esequiale la parola di Dio sembra quasi dettarci l’epitaffio da scrivere sulla tua tomba: «Beati i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li accompagnano» (Ap 14,13). Sappiamo bene che la Parola Dio è Spirito e vita e non un semplice diffondersi di suoni che colpiscono l’udito e lasciano vuoto il cuore. Essa scende dall’alto e, come lama di fuoco, con il suo alito rinnova ciò che è appassito e dona nuova giovinezza a ciò che è invecchiato. Nulla può opporsi alla sua forza ristoratrice, nemmeno la morte. È un fiume di acqua sorgiva che irrora l’arida steppa e fa fiorire anche il deserto. «È viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12).