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Omelia nella Messa esequiale della madre di don Giuseppe Indino, parrocchia Maria SS. Assunta, Lucugnano 5 giugno 2019

Caro don Giuseppe, cari sacerdoti, cari fratelli e sorelle,
per tutti, credenti e non credenti la morte è sempre una tragedia. Non solo essa fa paura,
ma è incomprensibile. Anzi, assurda e insensata. «Non esiste una morte naturale», ha scritto
Simone de Beauvoir, parlando della morte di sua madre1
.
Anche per il cristiano la morte resta un enigma. Forse sarebbe meglio dire un mistero che
attende il suo più pieno svelamento. Il Concilio Vaticano II riconosce che, «in faccia alla morte,
l’enigma della condizione umana diventa sommo. L‘uomo si affligge non solo per l’avvicinarsi del
dolore e della dissoluzione del corpo, ma anche, e anzi più ancora, per il timore che tutto perisca.
Però con l’istinto del cuore giudica rettamente, quando aborrisce e respinge l’idea di una totale
rovina e di un annientamento definitivo della sua persona. Il germe di eternità che porta in sé,
irriducibile com’è alla sola materia, insorge contro la morte».