Ancora nessun commento

Omelia nella festa di san Vincenzo, patrono della Diocesi, Cattedrale, Ugento 22 gennaio 2017

Cari sacerdoti e fedeli,

Ill.mi Sindaci e  Autorità civili e militari,

la festa del santo patrono è un’occasione per ritrovarci e riflettere sul cammino che insieme, come società civile e comunità ecclesiale, siamo chiamati a percorrere. Guardando a san Vincenzo, scorgiamo in lui un vero discepolo e testimone di Cristo: preparato culturalmente, dotato di una grande arte di eloquenza, coraggioso e forte nella professione della fede. Le fonti agiografiche descrivono con dovizie di particolari il suo martirio: prima fu fustigato e torturato; poi fu condannato alla pena del cavalletto, cosa che gli procurò lo slogamento delle ossa; infine fu arpionato con uncini di ferro. Tumefatto e slogato, venne gettato in una cella buia, interamente cosparsa di cocci taglienti. Anche così piagato, egli intonò nella cella un canto al Signore. Morì il 22 gennaio dell’anno 304. Per sbarazzarsi del suo cadavere, Daciano, il suo aguzzino, ricorse a diversi stratagemmi: lo diede in pasto alle bestie selvatiche, ma il corpo di Vincenzo fu difeso da un corvo; lo gettò nel fiume, legato in un sacco insieme ad un grosso macigno, ma il corpo del martire galleggiò e tornò a riva, dove finalmente i cristiani lo raccolsero per dargli onorata sepoltura.