Ancora nessun commento

Omelia nella celebrazione del Venerdì santo, Cattedrale, Ugento 30 marzo 2018

Cari fratelli e sorelle,
soffermiamoci sulle sette parole che Gesù pronuncia dall’alto della croce. Una è ricordata dai
Vangeli di Marco e di Matteo, tre dal Vangelo di Luca e tre dal Vangelo di Giovanni. Ognuna di queste
parole, ha un profondo significato spirituale.
La parola di Matteo (cfr. Mt 27,46) e di Marco (cfr. Mc 15,34) esprime la preghiera e la fiducia di
Cristo davanti alla morte. Anche a Gesù la morte fa paura. Egli, però, si affida e confida in Dio. Le parole
del Vangelo di Luca (cfr. Lc 23, 34. 43. 46) sottolineano la misericordia e il perdono. Dall’alto della croce,
Gesù perdona i peccatori, accoglie il buon ladrone in paradiso e consegna se stesso nelle mani del Padre.
Le parole del Vangelo di Giovanni sono un testamento spirituale. Gesù manifesta e consegna le
sue ultime volontà. Sono parole che sintetizzano la sua vita e la sua missione. Dall’alto della croce, Gesù
ci fa un grande dono: consegna a noi la Madre e ci affida a lei. Da quel momento, Maria, Madre di Cristo
diventa la Madre del discepolo. Presso la croce si manifesta la maternità spirituale di Maria.
Recentemente Papa Francesco ha istituito la festa di Maria, Madre della Chiesa. Sotto la croce e nella
Pentecoste, la Madonna la Mater Christi e la Mater Dei diventa la Mater Ecclesiae. Nel momento ultimo,
culminante e definitivo della sua vita, Gesù rivela la maternità ecclesiale di Maria.