
L’incomparabile bellezza del mistero dell’Incarnazione viene celebrato nella liturgia con tre formulari: la Messa della notte, dell’aurora e del giorno. La liturgia predispone per la nostra preghiera e meditazione tre formule diverse perché grande è la ricchezza del mistero che celebriamo. La Messa della notte è l’annuncio del mistero, come un’esplosione di luce e un’intonazione del canto di lode. La Messa dell’aurora invita alla contemplazione silenziosa e amorevole del mistero. La Messa del giorno introduce, in maniera più profonda, nel significato del mistero non più attraverso il racconto degli eventi storici, ma attraverso lo spalancarsi della vita intima di Dio.
Gli eventi storici trovano la loro radice nel mistero della Trinità e propongono tre valori che hanno un significato teologico e un risvolto antropologico. Indicano, infatti, l’inscindibile unità in Cristo tra divinità Dio e umanità, propongono la virtù dell’umiltà come lo stile di Dio che l’uomo deve imparare ad imitare, invitano ogni persona a lasciarsi attirare dalla bellezza incomparabile di Dio che rifulge nel volto del Bambino Gesù. Due espressioni del prologo di Giovanni riassumono questi significati. Al centro dell’inno vi è l’affermazione fondamentale: «Il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Alla fine, è richiamata la logica conclusione dell’incarnazione: «Dio nessuno l’ha mai visto. Proprio il Figlio unigento, che è nel seno del Padre, lo ha rivelato (Gv 1,18)».