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Omelia Madonna delle Lacrime – Siracusa 31.8.2015

La domanda è ancora attuale. Nel mutato contesto sociale e culturale dovremmo chiederci: Quale valore hanno le lacrime di Maria in una situazione di “degrado” o addirittura di “disastro antropologico” (card. Angelo Bagnasco), nel quale alcune recenti decisioni referendarie e giuridiche sono da considerare «non una sconfitta dei principi cristiani, ma una sconfitta per l’umanità» (card. Pietro Parolin)? Ed ancora: Quale significato hanno le lacrime della Vergine nell’immenso scenario di dolore di tanti immigrati che vedono morire i loro parenti mentre sono risucchiati dalle onde del mare senza poter nemmeno piangere davanti ai loro corpi martoriati dalla fame, dagli stenti e dalla paura? Ed infine: Noi, uomini del terzo millennio, conserviamo ancora quella “pietas” che dovrebbe spingerci a commuoverci e a versare lacrime di fronte al dolore di altri uomini costretti ad affrontare “esodi impossibili” pur di salvare la loro vita, quella dei loro figli e familiari e mantenere la loro dignità di uomini? Siamo forse diventati sordi ai lamenti? Abbiamo indurito il nostro cuore? Non sappiamo commuoverci di fronte a un mare che ogni giorno di più diventa un cimitero a cielo aperto, in preda a uomini senza scrupoli, avidi solo di guadagno? La terra è divenuta un’immensa “valle di lacrime”? Dovremmo forse definire il Mediterraneo un “mare senza lacrime” o un “mare pieno di lacrime”? Quale immagine di uomo alberga nella nostra mente e nel nostro cuore?