
Con il rito della traslazione dei resti mortali dal cimitero di Napoli a quello di Tricase, l’on. Giuseppe Codacci-Pisanelli è ritornato nella sua città di elezione e di adozione. Tricase lo accoglie come uno dei suoi uomini più illustri. Il breve e significativo epitaffio scritto sulla sua lapide riporta in greco e in latino, due lingue a lui care, la parole con le quali il Vangelo di Matteo definisce san Giuseppe: “uomo giusto” (cfr. Mt 1,19).
“Giusto” è un appellativo che la Sacra Scrittura attribuisce a chi si mostra fede e obbediente a Dio e al suo progetto. Giuseppe Codacci-Pisanelli può essere annoverato tra queste persone. Coloro che lo hanno conosciuto sono tutti unanimi nell’attestare la sua dirittura morale e il suo comportamento integerrimo. Il prof. Vittorio Frosini, suo amico e docente all’Università di Roma, lo definì “erede di un‘antica civiltà”. «Ascoltandolo parlare, la sua immagine interiore si palesava subito nella sua armoniosa composizione di erede di un’antica civiltà, in cui si erano fusi una pluralità di mondi culturali: c’era il limpido intelletto della Magna Grecia, l’ingegno giuridico della romanità, il fervore religioso del mondo bizantino, la tempra morale della conquista normanna, il senso della devozione alla cosa pubblica della monarchia meridionale del Settecento e infine l’aperura dell’animo e della mente distintiva dell’età liberale del Risorgimento. Mi pare che questi elementi fossero come iscritti nel suo codice genetico, tanto si mostravano a lui connaturali per la loro immediatezza»[1].
[1] V. Frosini, È stato erede di un’antica civiltà, “Siamo La Chiesa”, 16, 1966, n. 1, p. 35.