
Comune | Votanti | % | SI | % | NO | % |
Acquarica del Capo | 2.134 | 55,25 | 754 | 35,68 | 1359 | 64,32 |
Alessano | 3.073 | 58,02 | 1.148 | 37,75 | 1.893 | 62,25 |
Castrignano del Capo | 2.651 | 59,95 | 859 | 32,62 | 1.774 | 67,38 |
Corsano | 2.723 | 60,15 | 1.049 | 39,07 | 1.636 | 60,93 |
Gagliano del Capo | 2.341 | 54,36 | 799 | 34,29 | 1.531 | 65,71 |
Miggiano | 1.732 | 59,01 | 572 | 33,54 | 1.138 | 66,55 |
Montesano Salentino | 1.306 | 60,99 | 376 | 29,06 | 918 | 70,94 |
Morciano di Leuca | 1.638 | 58,85 | 657 | 40,56 | 963 | 59,44 |
Patù | 983 | 69,46 | 314 | 32,17 | 662 | 67,83 |
Presicce | 2.662 | 59,77 | 981 | 37,16 | 1.659 | 62,84 |
Ruffano | 4.210 | 54,71 | 1.363 | 32,71 | 2.804 | 67,29 |
Salve | 2.306 | 59,34 | 818 | 35,83 | 1.483 | 64,17 |
Specchia | 2.436 | 61,23 | 1.026 | 42,48 | 1.389 | 57,52 |
Supersano | 1.913 | 54,00 | 715 | 37,73 | 1.180 | 62,27 |
Taurisano | 5.431 | 57,16 | 1.643 | 30,57 | 3.731 | 69,43 |
Tiggiano | 1.576 | 67,81 | 689 | 44,74 | 862 | 55,26 |
Tricase | 9.044 | 62,55 | 3.532 | 39,41 | 5.431 | 60,59 |
Ugento | 5.831 | 57,60 | 2.021 | 34,75 | 4.417 | 68,25 |
Gioverà conservare la memoria di quanto è avvenuto il 4 dicembre 2016 nella nostra cara Italia e nei comuni del nostro circondario diocesano.
L’affluenza al referendum costituzionale, nei 18 comuni della diocesi, si è verificata nelle percentuali nazionali e regionali. Nella Provincia di Lecce, l’affluenza è stata del 62%. A Patù l’affluenza è stata del 69,46%, la più alta in diocesi; invece a Supersano la più bassa, con il 54%.
Nella Provincia di Lecce il SI è stato espresso dal 35% dei votanti. Nella nostra diocesi, a Tiggiano ha raggiunto il 44,74%; a Montesano Salentino soltanto il 29,06%. Conseguentemente l’espressione del NO in questo comune è stata la più alta con il 70,94%, a Tiggiano la più bassa con il 55,26%; a confronto dei dati medi provinciali del 65%.
Il grafico rappresenta efficacemente il voto dei cittadini della nostra diocesi; la tavola fornisce le quantità dei voti reali.
Cosa aggiungere a quanto è stato detto e ripetuto in queste settimane?
È giovato questo referendum confermativo, perché i cittadini hanno “scoperto” la Costituzione della Repubblica del 1947, quale carta fondamentale della convivenza nazionale, e dello Stato italiano quale organizzazione stabile della sovranità popolare. Se questa presa di consapevolezza perdurerà, crescerà la qualità della vita cittadina dei nostri paesi cittadini.
La “scoperta”, però, è stata appannata, perché l’errata politicizzazione della consultazione referendaria non ha consentito, probabilmente, la valutazione dei contenuti dei quesiti posti al voto dei cittadini. Il “bombardamento mediatico” ha spostato l’attenzione sull’azione del governo nazionale. Nel rifiuto della riforma si è manifestato il disagio per la situazione generale del paese; si è dato voce alle varie specie di paure e in particolare sul fenomeno migratorio. Di fatto si è coperto l’egoistica conservazione dei privilegi dei vari ceti politici coinvolti nel processo rinnovatore che il referendum proponeva e si è perduta l’occasione di fare qualche passo per il superamento del sistema italiano. Nulla risolto, tutto è rinviato.
Al dunque della consultazione, alcuni dicono che la “pancia” ha prevalso sul “cervello”, altri che la rabbia ha vinto sulla lungimiranza, altri infine che la bugia politica ha sviato dalla paziente considerazione dei fenomeni in cui l’Italia è coinvolta e condizionata. È molto probabile che la vicenda del referendum costituzionale ha messo in evidenza la bassa condizione della politica dei nostri paesi e dell’intera nazione. La politica, arte del possibile, è purtroppo in mano di tanti che vogliono consensi per esercitare il potere e così mirano al profitto personale e di gruppo. Tra le tante povertà che l’Italia sta scoprendo, c’è pure quella di on avere molti politici autentici che mirano al bene generale del paese e in particolare a quello dei più bisognosi di sostegno. C’è bisogno, in verità, di grandi proposte progettuali e si sente l’urgenza di validi partiti politici che educano le coscienze e che generano il consenso e in fine impegnano i cittadini al bene comune che sostanziano doveri e diritti dei singoli e dei popoli.
In questi giorni, un attento osservatore ha scritto su un quotidiano salentino: “La rete da spazio a un sacco di matti e ci sono tanti matti che credono ad altrettanti matti. In democrazia se il numero dei matti votanti supera il numero di chi cerca informazioni attendibili, vincono i matti”. È stato impressionante in queste settimane che il presidente della Repubblica Italiana, in vista della formazione del governo, ha ricevuto i rappresentanti di ben 23 gruppi parlamentari.
Si impone perciò la necessità di una grande stagione educativa alla politica, a partire dalla scuola. A questa esigenza fondamentale sono chiamate anche le comunità ecclesiali: il buon cristiano va educato a diventare onesto cittadino, leale e responsabile. Infatti, l’educazione alla carità cristiana non si estende dall’individuo alla famiglia e dalle famiglie alla società. La carità cristiana si esalta nella forma “più alta ed esigente” nell’amministrazione dei beni collettivi, nella conduzione delle comunità cittadine piccole e grandi e dei tanti paesi salentini. Questa necessaria e urgente cultura del bene comune vogliamo sentirla proposta nelle omelie domenicali dei preti, nelle esortazioni dei confessori, nei percorsi educativi dei ragazzi e dei giovani delle nostre parrocchie, negli accompagnamenti dei genitori cristiani e non e dei gruppi associati dei nostri paesi.
In conclusione, lo sdegno che ci prende spesso, rimane sterile se non è affiancato dal coraggio di rinnovarci. Così la speranza nell’avvenire prevarrà sulla paura e sulla rassegnazione. Questi atteggiamenti positivi che generano solidarietà, sono necessari per tutti noi salentini.
Mons. Salvatore Palese
Vicario Episcopale per la Cultura