
«State attenti a voi stessi» (Lc 21,34) è il comando del Signore che è risuonato nell’odierna
liturgia eucaristica. Un imperativo, questo, più che mai attuale in un tempo nel quale sembra che il
terribile regno della quarta bestia si stia dispiegando in tutta la sua potenza. Con la sua forza
brutale, essa divora, stritola, calpesta, muove guerra ai santi e li vince, finché verrà il Vegliardo e
sarà resa giustizi ai santi dell’Altissimo. Allora giungerà il tempo in cui i santi possiederanno il
regno (cfr. Dn 15-27).
Siamo dentro il vortice di una crisi che dura, ormai, da molto tempo. Annuncia la fine o
prelude a una nuova era? Di certo, porta con sé tribolazione e angoscia. Incute paura perché
accadono fatti inquietanti, ma costringe anche a tornare alle domande fondamentali ed esige
risposte “nuove” agli interrogativi di sempre. Da dove veniamo noi che non sappiamo più dove
andiamo, né se andiamo da qualche parte? Che cosa ci è stato trasmesso e ci prepariamo a
trasmettere? In definitiva, noi, uomini e donne del terzo millennio, chi siamo?