
Omelia nella Messa del Battesimo di Gesù
Chiesa Cattedrale – Ugento, 9 gennaio 2022
Cari fratelli e sorelle,
la vicinanza cronologica con la festa dell’Epifania ci aiuta a comprendere ancora di più il legame che esiste tra le celebrazioni di questi giorni. L’Epifania, il Battesimo di Gesù e le Nozze di Cana sono manifestazioni dell’unico mistero di rivelazione di Cristo al mondo. Il Battesimo presenta l’umanità di Cristo come il luogo dove si posa e dimora lo Spirito Santo.
Uomo tra gli uomini
L’evangelista Luca narra il battesimo di Gesù con due scene intimamente connesse tra di loro. La prima raffigura Cristo in mezzo al popolo. Nell’anonimato, il Figlio di Dio entra pienamente nella storia degli uomini tanto da sembrare “uno dei tanti” che si rivolgono a Giovanni Battista. Quasi si confonde con tutta la gente peccatrice e bisognosa di conversione e di purificazione. Certo, egli non aveva peccato, ma si «è fatto peccato» (2Cor 5,21). Non aveva bisogno del battesimo di pentimento e di conversione, eppure si mette in fila per riceverlo. È un gesto di umiltà, di abbassamento e di solidarietà con i fratelli peccatori.
Facendosi simile agli uomini, eccetto il peccato, prende su di sé il male dell’umanità. Per questo nella Messa ripetiamo l’espressione di Giovanni Battista: «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato dal mondo» (Gv 1,29). Gesù si fa solidale con gli uomini e prende su di sé il peccato del mondo. In una maniera fraterna e amicale si presenta come il Salvatore.
Mentre prega (cfr. Lc 3,21) si aprono i cieli, scende lo Spirito Santo e si ode la voce del Padre che attesta la sua figliolanza divina e la sua messianicità. Si passa così dalla scena orizzontale alla teofania e alla manifestazione del mistero della Trinità: il Figlio di Dio entra nel Giordano, lo Spirito Santo scende su di lui, la voce del Padre lo proclama Messia. Anche noi, battezzati nella Trinità, manifestiamo l’immagine dell’uomo nuovo, rinnovato dallo Spirito Santo e riconosciuto da Dio come figlio.
Il corpo di Cristo, il nido dello Spirito Santo
Lo Spirito Santo scende “in forma corporea” come una colomba, ad indicare come concreta energia rigeneratrice e santificatrice. Colui che dimorava dall’eternità nel seno del Padre e aleggiava all’inizio del tempo sul creato, scende nel grembo di Maria per fecondarla e far germogliare in nuovo Adamo. Il giorno del Battesimo, invade il corpo di Cristo per far risplendere l’uomo nuovo creato a immagine a somiglianza di Dio.
Al Giordano, Gesù diventa il nido della colomba celeste e si manifesta come l’uomo vero, l’uomo perfetto, il modello della nostra umanità. Nel battesimo siamo configurati a Cristo e diventiamo dimora e tempio dello Spirito Santo e siamo riconosciuti da Dio come “figli prediletti e amati”. Passiamo dallo stato di creature alla condizione di figli. Diventiamo “altri Cristi”.
Per questo la Chiesa ci consegna per la prima volta la preghiera di Gesù: il Padre Nostro. Da qui, l’impegno ad essere nella vita un’immagine di Cristo e, come canta il poeta, a invocare il Padre di poter ascoltare la sua voce: «Parlami! Ti ho invocato nelle notti / serene, ho spaventato gli uccelli / addormentati tra i silenziosi rami, / per chiamare te… / ho risvegliato o lupi montani / ho appreso alle caverne a riecheggiare / invano il nome tuo adorato; tutto / rispose, tranne la tua voce. / Parlami! / Ho errato sulla terra e non ho mai / trovato a te l’uguale. Parlami! / T’ho cercato tra stelle a venire, / ho contemplato il cielo inutilmente, / senza mai trovarti. Parlami!»[1].
L’uomo futuro
Il Battesimo è dunque un ponte, una strada attraverso la quale Dio si rende a noi accessibile. È l’arcobaleno divino sulla nostra vita. Lo Spirito invade la nostra vita, e noi viviamo ancorati al mistero di Gesù. Ora viviamo nel tempo, ma attendiamo la manifestazione piena quando tutto sarà pienamente rivelato. L’ultima manifestazione si realizzerà nella parusia quando vedremo meglio la tonalità escatologica della nostra vita. Viviamo, infatti, «nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo» (Tt 2,13). Che grande realtà! Prefigurata dall’Antico Testamento, realizzata in Cristo, attualizzata nella nostra persona, la vera umanità si rivelerà alla fine dei tempi.
Con il Battesimo, la nuova umanità ha inizio e si annuncia come un’umanità di fratelli. In Gesù, immerso nelle acque del peccato, ha inizio l’era della nuova e vera fraternità. Per questo san Gregorio Nazianzeno scrive: «Tutto è stato fatto perché voi diveniate come altrettanti soli cioè forza vitale per gli altri uomini. Siate luci perfette dinanzi a quella luce immensa. Sarete inondati del suo splendore soprannaturale. Giungerà a voi, limpidissima e diretta, la luce della Trinità, della quale finora non avete ricevuto che un solo raggio, proveniente dal Dio unico, attraverso Cristo Gesù nostro Signore»[2].
[1] G. G. Bayron, Manfred, riduzione e traduzione italiana di Carmelo Bene, Giusti, Firenze 1980.
[2] Gregorio Nazianzeno, Discorso 39 per il Battesimo del Signore, 14-16. 20.