
Omelia nella Messa al termine dell’VIII Cammino diocesano delle Confraternite
Piazza del popolo, Presicce, 2 ottobre 2022.
Cari fratelli e sorelle,
vorrei brevemente richiamare l’importanza della vita confraternale indicando gli elementi che caratterizzano la vostra esperienza. Tra i fini istituzionali, il Direttorio su pietà popolare e liturgia afferma: «Oltre all’esercizio della carità e all’impegno sociale, è la promozione del culto cristiano»[1].
A fondamento deve esserci una personale e comunitaria esperienza di fede. Nel brano del Vangelo che è stato proclamato, Gesù invita i suoi apostoli ad avere fede almeno “quanto un granello di senape”. Si tratta di uno dei semi più piccoli, ma crescendo produce un grande albero. Anche una fede piccola e debole può far germogliare grandi cose. La fede è capace di cambiare radicalmente la vita personale e l’attività parrocchiale e produrre un beneficio anche a livello sociale. In quanto associazioni laicali, le confraternite fanno da ponte tra la Chiesa e la società, proprio in quelle finalità che prima ho richiamato: la carità, l’attenzione ai problemi sociali, l’impegno culturale.
Questa domenica abbiamo vissuto l’VIII Cammino diocesano delle confraternite. È stata una esperienza molto bella e significativa. Non si è trattato di un folclore esteriore, ma di una testimonianza di fede. Ci sentiamo appartenenti alla stessa Chiesa, anche se siamo in parrocchie differenti. Attraverso il cammino che abbiamo percorso in questo paese di Presicce-Acquarica, abbiamo voluto esprimere l’identità stessa della Chiesa. Essa non è un gruppetto di persone, un club, una società di amici, ma il corpo di Cristo e il popolo pellegrinante nel tempo ed ha come compito fondamentale quello di glorificare Dio. Persone diverse per età, professione, impegno ecclesiale, sono unite dal desiderio di testimoniare l’identità comune: essere inseriti in Cristo. In questo popolo, siamo tutti rappresentati: laici religiosi, diaconi, sacerdoti e Vescovi. Anch’io, ho voluto percorrere il cammino insieme a voi per evidenziare che anche il Vescovo è all’interno del popolo di Dio.
Il cammino che abbiamo svolto sottolinea l’orientamento e la meta verso cui siamo diretti. Abbiamo voluto affermare che la vita ha uno scopo e una finalità: siamo incamminati verso Cristo, meta ultima e definitiva della nostra vita. Ora lo incontriamo attraverso i sacramenti, la vita di comunità, la preghiera, la carità, in attesa di vederlo faccia a faccia nello splendore della sua gloria.
Le confraternite, inoltre, sono testimonianza viva della tradizione ecclesiale. Facendo riferimento alle confraternite di Presicce, don Francesco Cazzato ha richiamato alcune date storiche, relative alla loro antica fondazione. Una infatti è stata costituita nel ‘900, un’altra nel ‘700, un’altra ancora nel ‘600.
Il richiamo alla tradizione della Chiesa che voi incarnate ha una grande importanza nel nostro tempo soprattutto per le nuove generazioni che spesso vivono ancorati al presente e dimentichi del passato. Viviamo nella “cultura del rizoma”, una pianta senza radici, senza fondamento e senza memoria. Con i vostri simboli e la vostra storia indicate la grande ricchezza del passato che bisogna conoscere e valorizzare. Con la vostra vita semplice e le vostre attività di carità e di culto richiamate alle nuove generazioni una storia che non bisogna dimenticare, ma che deve essere conosciuta perché è la linfa del tempo presente e l’orientamento verso il futuro.
C’è un ulteriore elemento che vorrei ricordare. La parola “confraternita” indica che voi siete una testimonianza di fraternità. Nella vita confraternale bisogna sperimentare la ricchezza di autentiche relazioni, formarsi all’ascolto della parola di Dio, esercitarsi nel discernimento comunitario e maturare la capacità di testimoniare con efficacia il Vangelo nella società. Il riferimento ai vostri santi patroni deve costituire lo stimolo per costruire esperienze significative di comunione e di unità e contrastare il forte individualismo contemporaneo. Durante la pandemia abbiamo preso maggiormente coscienza che siamo legati gli uni agli altri. Non si può pensare solo a se stessi. In tal caso, si cade in un triste isolamento. Quando facciamo qualcosa per gli altri e remiamo nella stessa direzione il bene si moltiplica. La vostra vita culturale, l’esperienza di fede, la pratica devozionale devono tendere a creare maggiore unità tra di voi. Vi invito pertanto a riconoscervi appartenenti alla stessa famiglia umana e alla stessa famiglia ecclesiale.
In ultimo, sottolineo che le confraternite sono strumenti privilegiati della pietà popolare che san Giovanni Paolo II definiva “il tesoro della Chiesa”. Con un linguaggio facilmente comprensibile e nelle forme proprie del sentimento popolare, le confraternite testimoniano la verità del Vangelo. Sono una grande forza di evangelizzazione e di missione della Chiesa. Attraverso le vostre iniziative, la vostra operosità e la comunione tra di voi e con i Padri spirituali diventate segno luminoso della salvezza portata Cristo agli uomini del nostro tempo. Siate testimoni del Signore attraverso il culto, la carità, la vita fraterna e l’aiuto vicendevole e portate nelle vostre parrocchie la gioia che abbiamo vissuto insieme in questo cammino diocesano.
[1] Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, Direttorio su pietà popolare e liturgia, 69.