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La santità come cammino mistagogico

Omelia nella Messa per il decennale della traslazione dei resti mortali
della Serva di Dio, Mirella Solidoro, nella Chiesa parrocchia,
Ss. Martiri Giovani Battista e Maria Goretti, Taurisano, martedì, 18 aprile 2023.

Il decennale della ricorrenza della traslazione dei resti mortali della Serva di Dio, Mirella Solidoro, in questa Chiesa parrocchiale ci invita a riflettere sul nostro cammino di santità. I santi sono coloro che hanno saputo amare e seguire Cristo nella loro vita quotidiana, confermandoci che è possibile per tutti percorrere questa strada. I santi appartengono a tutte le età e ad ogni stato di vita. Sono volti concreti provenienti da ogni popolo, lingua e nazione. E sono tipi molto diversi: vere stelle nel firmamento della storia, “indicatori di strada” per tutti i credenti. Non di rado sono persone semplici, “della porta accanto”, che si incontrano nella vita quotidiana e che non saranno mai canonizzate.

La santità si compie ognuno per la sua via[1], vivendo in modo personale lo stesso mistero di Cristo. «A ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo […] Egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo» (Ef 4,7.11-13)

La santità, cioè la pienezza della vita cristiana, non consiste nel compiere imprese straordinarie, ma nell’unirsi a Cristo, nel vivere i suoi misteri e fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi sentimenti, i suoi comportamenti. La santità è un cammino mistagogico, un ingresso sempre più profondo nel mistero di Cristo. La parola mistagogia (μυσταγωγία), infatti, può avere due significati: può riferirsi sia alla celebrazione dei sacramenti (μυστήρια), sia a una spiegazione dei sacramenti. Il significato letterale della parola significa «condurre nel mistero»[2].

La misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi.  Da quanto, con la forza dello Spirito Santo, sappiamo modellare la nostra vita sulla sua. Secondo la parola di san Paolo, santo è colui che si conforma a Gesù: «Quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo» (Rm 8,29). E sant’Agostino esclama: «Viva sarà la mia vita tutta piena di Te»[3].

La mistagogia si vive secondo i tempi dell’’anno Liturgico. La mistagogia del tempo di Avvento-Natale si attua con il passaggio dal visibile all’invisibile. Ciò che era visibile nel nostro Salvatore è passato nei suoi misteri[4]. «La catechesi liturgica mira a introdurre nel mistero di Cristo (mistagogia) in quanto procede dal visibile all’invisibile, dal significante a ciò che è significato, dai “sacramenti” ai “misteri”»[5].

La mistagogia del tempo di Quaresima-Pasqua è mistagogia di purificazione e di conversione, di «rinnovamento della nostra vita» (immutemur habitu) e di contemplazione. Il periodo pasquale è considerato come il laetissimum spatium, espressione cara a Tertulliano, periodo di immensa e intensa gioia per la promessa mantenuta dal Signore: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).

Caratteristica della mistagogia non è la preparazione previa ai misteri, ma l’approfondimento successivo ad essi, già celebrati ed operanti. A imitazione dei quaranta giorni mistagogici inaugurati dal Signore, la Chiesa celebra la mistagogia proprio nel tempo pasquale, introducendo i neofiti nell’intelligenza dei sacramenti, ricevuti nella santa notte di Pasqua.

Dopo aver portato a compimento i giorni dell’ottava di Pasqua, comincia il lungo cammino di gioia pasquale che dura fino a Pentecoste e che da sempre è il tempo della mistagogia non solo per i neofiti appena rinati nelle acque battesimali, ma anche per tutti i credenti. Soprattutto per quelli che hanno alle spalle un lungo cammino di fede e hanno bisogno continuamente e sempre più veramente di «nascere dall’alto» (Gv3,7). 

La Pasqua, giorno del Risorto, segna l’ingresso del Cristo glorioso nella vita di Dio e hanno inizio le sue manifestazioni ai discepoli. L’Ascensione indica il punto culminante del grande movimento di esaltazione, successivo al suo abbassamento fino alla morte di croce. La Pentecoste, compimento dell’unica grande celebrazione pasquale, celebra l’effusione sulla Chiesa dello Spirito del Risorto. 

Il successivo tempo ordinario diventa, per i battezzati e confermati che partecipano ogni domenica all’Eucaristia, un programma dui una sempre più profonda immersione nel mistero della salvezza (mistagogia), seguendo le orme lasciate da Gesù durante la sua vita pubblica. Il tempo mistagogico diventa così discepolato, sequela e missione.


[1] Cf. Lumen gentium, 11.

[2] Cf. D. Galadza, The Liturgical Year and Mystagogy: Entering into the Paschal Mystery Presentation to the Meeting of the Bishops of the Catholic Eastern Rite Churches in Europe, in “A Journal of Eastern Christian Studies”, 59 (2018) 173-192, in particolare 174.

[3] Agostino, Confessioni, 10,28.

[4] Leone Magno, Discorso, 74, 2.

[5] Catechismo della Chiesa Cattolica, 1075.