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La mano e l’intelletto. Omaggio a Donato Minonni

Presentazione

Ho conosciuto Donato Minonni in tempi piuttosto recenti e questo mi ha impedito di seguirlo nella sua lunga e fruttuosa attività artistica. Devo a Francesco De Paola il primo contatto con una presentazione tanto lusinghiera quanto prospettica. Altri amici come Giuseppe Caramuscio, Paolo Vincenti e Pino Spagnolo hanno fornito su mia richiesta interessanti integrazioni sul suo percorso formativo che mi hanno spinto a chiedergli di far parte del nostro sodalizio culturale. Minonni non si è fatto pregare aderendo senza alcun indugio alla Società di Storia Patria di Lecce. Da qualche anno è uno dei soci più coinvolti, segnalandosi non solo per l’assidua partecipazione alla vita associativa, ma anche per il contributo di idee di progetti elaborato e realizzato nel settore storico-artistico della nostra istituzione culturale.

Frequentandolo, prima ancora di mostrarmi incuriosito per la sua variegata e apprezzata produzione artistica, ho cercato di accostarmi all’uomo per entrare nel suo mondo senza necessariamente arrivarci per via dei suoi manufatti. Ho scoperto con grande meraviglia di avere di fronte un uomo semplice, amante della natura, strutturalmente ambientalista con vocazione francescana, generoso e aperto al dialogo, pronto all’ascolto e rispettoso delle idee e dei giudizi degli altri. Non ha mai denunciato complottismi a suo danno, né si è mai lamentato delle incomprensioni patite da parte di certa critica e neppure di alcune denigrazioni gratuite, diffuse in maniera strumentale per le sue opere di riconosciuto valore. Alle critiche ha sempre risposto con il silenzio e con la tolleranza dell’uomo saggio, ben convinto che ogni rosa, sia pure meravigliosa, porta con sé le sue spine e che queste ultime fanno parte dell’intero stelo, la cui lettura è strettamente legata al punto di osservazione in cui pone il recensore chiamato a fornire il suo giudizio.

Donato Minonni ha insegnato nella sua diuturna attività professionale che la serenità d’animo si conquista con il lavoro tenacemente perseguito, che qualsiasi opera deve riflettere il profondo sentire dell’artista, che la bellezza del manufatto è data dal patrimonio delle conoscenze utilizzate per realizzarlo, che la materia con la quale conseguirla, pur diversa e non sempre addomesticabile, ha una sua intelligibilità che va assecondata e rigorosamente rispettata. Si rifiuta di scolpire con la violenza manuale o di dipingere con la trasgressione del pennello, scegliendo in buona sostanza canoni esecutivi sperimentati dai grandi della letteratura, dagli autori classici a quelli più moderni, consapevole che la novità o la modernità non può essere uno sfregio del passato, ma solo un adattamento con tecniche perfezionate alle attese e ai gusti della contemporaneità.

Senza entrare direttamente nella valutazione della sua produzione artistica, largamente richiamata e analizzata in questo volume da esperti di settore, Minonni merita la nostra attenzione per aver destinato un’intera vita a produrre manufatti artistici di alto livello, la cui conoscenza va promossa e divulgata a vasto raggio, oltre i confini territoriali in cui ha sempre operato. L’occasione ci è fornita dalla ricorrenza anagrafica dei suoi 80 anni, ricorrenza che abbiamo utilizzato per rendere all’uomo e all’artista un doveroso omaggio. Un omaggio semplice e nello stesso tempo concreto, che risponde perfettamente al profilo dell’uomo, capace di apparire ricco e disarmato nello stesso tempo, ma anche a quello dell’artista colto e attrezzato che non ama compiacersi, connotati che ha trasferito interamente nella sua poliedrica produzione artistica, unica per originalità e innovativa per esecutività da restare un esempio ineludibile per l’intero settore di riferimento.

Lecce, Università degli Studi, gennaio 2023

Mario Spedicato