
Eccellenza, arriva per lei la prima fatidica scadenza dei cento giorni da Vescovo. E’ troppo presto
per fare un bilancio. Ma sicuramente potrà raccontare ai lettori di Trinità e Liberazione le prime
impressioni e anche le prime sensazioni ed emozioni di questa nuova avventura ministeriale.
Se vogliamo essere precisi circa il riferimento ai “cento giorni da Vescovo” dovremmo
considerare il punto dal quale cominciamo a contare i giorni del mio episcopato. La mia
nomina è stata resa pubblica il 2 ottobre 2010, sono stato ordinato il 4 dicembre 2010
e ho fatto il mio ingresso in Diocesi il 19 dicembre 2010. Sono consapevole che dal
punto di vista mediatico i “cento giorni” rappresentano una data “fatidica” e che, alla
sua scadenza, si è soliti fare un primo bilancio. Solo che essere Vescovo, in primo
luogo, vuol dire essere un padre che ama i suoi figli, non il capitano di una industria o
un allenatore di una squadra di calcio ai quali si chiede di verificare i risultati raggiunti.
Non voglio, tuttavia, sottrarmi dal dare una risposta alla sua domanda, anche perché la
“nuova avventura ministeriale” ̶ per usare la sua espressione ̶ è carica di una
numerosa serie di emozioni e di sentimenti. In sintesi, mi sembra che in questo primo
periodo del mio ministero episcopale si possano individuare tre fasi, ognuna delle quali
si caratterizza per una particolare atmosfera emotiva. Prima dell’annuncio ufficiale della
mia nomina, ho avvertito un senso di inadeguatezza circa il compito che mi veniva
affidato. Mi sembrava vi fosse una sproporzione tra il dono dell’episcopato e la mia
capacità di corrispondervi in modo adeguato. Subito dopo l’annuncio, è prevalso un
sentimento di gioia, misto alla considerazione che mi veniva chiesto di assumere questo
gravoso compito con una grande senso di responsabilità. A distanza di qualche mese
dall’ordinazione constato quotidianamente che è Dio a condurre la mia vita e che è Lui
a sorreggere la mia debolezza con una grazia speciale, quella che i teologi chiamano
“grazia di stato”. Ora avverto in modo sempre più chiaro che ascoltare la sua chiamata,
fidarsi e affidarsi alla sua volontà sia il modo migliore per dare spessore e qualità alla
mia vita.