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Il valore del sangue dei martiri

Omelia nella Messa a conclusione della Settimana di preghiera per i cristiani perseguitati e martiri
Basilica di Leuca, 23 ottobre 2022

Cari fratelli e sorelle,
l’intenzione particolare di preghiera che eleviamo al Signore in questa celebrazione eucaristica è rivolta, in modo particolare, ai cristiani perseguitati e ai martiri del nostro tempo. 

Le persecuzioni dei cristiani nel mondo

 Questa finalità dovrebbe risvegliare in noi il senso dell’universalità della fede. La Chiesa è sparsa nel mondo ed è presente in ogni continente. La situazione in cui vivono le comunità cristiane, però, non è uguale. Cambia a seconda dei regimi politici, delle condizioni storiche e delle convinzioni culturali. 

Soprattutto in alcune regioni dell’Africa o dell’Asia i cristiani subiscono forti persecuzioni. Alcune volte sono così dure che portano addirittura a uno stragismo all’interno di queste realtà sociali. Alcuni dossier forniscono una esposizione attendibile di quanto accade nel mondo. Venire a conoscenza di queste situazioni aiuta anche a capire il valore della testimonianza che rendono molti cristiani nel silenzio assoluto dei mezzi di comunicazione sociale. La televisione, la radio, i giornali, i social propongono notizie di tutti i generi, ma quasi nessuna informazione sulle persecuzioni che subiscono i cristiani. Eppure san Giovanni Paolo II aveva avvertito che il XX secolo è stato il tempo nel quale i cristiani hanno subito persecuzioni e il martirio più di tutti gli altri tempi della Chiesa. Sono, in particolare, quattro le cause principali di questo fenomeno: l’autoritarismo statale, il tribalismo esclusivo, il laicismo estremo, i poteri abusivi e malavitosi. Si calcola che sono oltre trecentosessanta milioni i cristiani che sperimentano alti livelli di discriminazione a causa della loro fede, ovvero un cristiano su sette. 

Le nazioni in cui si registra un livello estremo di oppressione, in ordine dal primo all’undicesimo posto, sono: Corea del Nord, Somalia, Yemen, Eritrea, Libia, Nigeria, Pakistan, Iran, Afghanistan, Sudan, India. La violenza anticristiana sta raggiungendo un’intensità senza precedenti nell’Africa sub-sahariana. Dalle statistiche, risulta che i Paesi con il più alto numero di cristiani uccisi (5.621 in totale) sono la Nigeria (5.014), la Repubblica Democratica del Congo (100), il Mozambico (100), la Repubblica Centrafricana (61), il Myanmar (42), la Colombia (21), l’India (17) e il Messico (14). Quelli con il maggior numero di cristiani rapiti (5.259 in tutto) sono la Nigeria (4.726), la Repubblica Democratica del Congo (100), il Mozambico (100), l’Iraq (63), la Repubblica Centrafricana (35), il Camerun (25), la Libia (19) e il Nicaragua (17). Per quanto riguarda quelli dove ci sono stati più cristiani arrestati (4.542 in totale), compaiono l’India (1.750), l’Eritrea (344), la Cina e la Federazione Russa (200), il Myanmar (104) e il Ruanda (100). Il numero totale stimato di chiese o altri edifici cristiani attaccati è 2.110, di cui oltre mille in Cina e almeno un centinaio ciascuno in Angola, Mozambico, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda e Myanmar.

La cristianofobia in Europa

Anche in Europa si va sempre più diffondendo un sentimento anticristiano. Il 14 novembre 2022, è stato pubblicato il nuovo Rapporto annuale sulla persecuzione dei cristiani edito dall’Observatory on Intollerance and Discriminations Against Christians in Europe (OIDAC), con sede a Vienna, con un resoconto impressionante di oltre 500 casi di crimini d’odio anticristiano in Europa in quest’ultimo anno. La direttrice esecutiva dell’OIDAC, Madeleine Enzlberger, ha spiegato che l’obiettivo del Rapporto di 80 pagine è di analizzare le fonti della discriminazione nei confronti dei cristiani, per rilevare i fattori di intolleranza presenti nella nostra società.

Il testo denuncia i casi di crimini di odio anticristiano, il fenomeno dell’autocensura, gli stereotipi negativi e il trattamento dei cristiani nei media. Comprende anche un’intervista esclusiva alla parlamentare finlandese ed ex ministro dell’Interno, Päivi Räsänen, che è stata perseguitata e portata in tribunale per aver espresso pubblicamente le sue convinzioni cristiane. Anche Todd Huizinga, ricercatore presso il Religious Freedom Institute di Washington, negli Stati Uniti, ha denunciato le opinioni di coloro che credevano che il relativismo avrebbe assicurato in Occidente la cosiddetta diversità: «Alla fine, il relativismo si è trasformato in un dogma rigido e assolutista. È diventato la visione dominante nel mondo occidentale che, in nome della falsa tolleranza, non ammette opposizione». Janet Epp-Buckingham, professoressa alla Trinity Western University di Ottawa, ha affermato che l’intolleranza figlia della secolarizzazione è una forma di pressione sociale. Così ella scrive: «Ciò che si è evoluto non è più la neutralità verso tutte le religioni, ma lo sviluppo dell’ostilità nei loro confronti. Ciò è evidente nelle azioni dei governi, dei tribunali e della società in generale».

Nella parte giuridica del Rapporto vengono proposti cinque diritti umani fondamentali spesso negati ai cristiani:

– la libertà di espressione e di riunione, sempre più limitata dalle leggi sul cosiddetto incitamento all’odio e nelle zone cuscinetto intorno alle cliniche che praticano aborti.

– Le leggi che andrebbero a criminalizzare anche le conversazioni private, la preghiera e altre attività pacifiche.

– La libertà di coscienza dei cristiani è messa in discussione poiché la legislazione sull’aborto o sull’eutanasia chiede il diritto all’obiezione degli operatori sanitari per queste pratiche.

– Allo stesso modo, i diritti dei genitori sono entrati in conflitto con le leggi LGBTQ+ e sull’aborto, le quali conferiscono ai minori l’autonomia di decidere di sottoporsi all’aborto o al passaggio di genere senza che nemmeno i genitori siano informati.

– Le sproporzionate limitazioni alla libertà religiosa durante la pandemia di Covid-19.

Per contrastare questa situazione, il Rapporto OIDAC fornisce raccomandazioni per rendere più efficace la denuncia dei crimini di odio anticristiani nei paesi europei. Grazie ai suoi sostenitori, l’Osservatorio continua ad aiutare concretamente tanti cristiani in difficoltà, tenendo accesi i riflettori sugli episodi di odio che li colpiscono.

D’altra parte anche il precedente Rapporto OIDAC aveva scritto che i cristiani sono esposti a dure ostilità in Europa. Nel 2021, aveva documentato più di 500 atti criminali contro cristiani e istituzioni cristiane in 19 Paesi europei. Parlava di quattro cristiani assassinati in Europa a causa della loro fede. Il Rapporto registrava anche 14 aggressioni fisiche. Inoltre, precisava: «Se si suppone che il numero dei crimini di odio sia sottostimata, possiamo presumere che i casi siano molti di più».

Si tratta di una tendenza preoccupante. Oltre ai reati di odio, come il vandalismo o gli incendi dolosi, l’Osservatorio ha registrato anche un «numero allarmante» di stereotipi negativi, che giustificano la violenza o gli oltraggi diretti contro i cristiani o le confessioni cristiane. In concreto, l’OIDAC denuncia la tendenza preoccupante secondo cui la società appare indifferente alle dichiarazioni offensive e alle false dichiarazioni contro i cristiani, rispetto ad altri gruppi religiosi o identitari. 

L’Osservatorio avverte che la «crescente intolleranza laica» sta avendo un impatto negativo sulla libertà religiosa dei cristiani. Rileva anche l’esistenza di un’autocensura dei cristiani nello spazio pubblico, sulle piattaforme mediatiche, ma anche nella sfera privata o sul luogo del lavoro, per evitare spiacevoli conseguenze. Un cantante è stato definito «mentalmente disabile» perché cristiano. In alcuni media, il cristianesimo viene talvolta descritto come una «ideologia pericolosa» e i credenti sono chiamati «stupidi fanatici religiosi». Un politico spagnolo ha definito una processione cattolica come un evento «talebano» e un altro ha affermato che i 7.000 cattolici assassinati durante la guerra civile spagnola «avrebbero dovuto essere di più».

Conoscere il fenomeno e pregare per i cristiani perseguitati

Occorre avere una conoscenza più approfondita del fenomeno sopra richiamato. I Padri Trinitari, presenti in vari Paesi, conoscono molte situazioni di persecuzioni e di martirio. Per questo si fanno promotori di questa iniziativa, invitando a pregare per i cristiani perseguitati e per coloro che subiscono il martirio. Insieme alla conoscenza, la preghiera è una forma concreta di essere vicini a questi nostri fratelli. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a una realtà così dolorosa. 

La liturgia della Parola di questa domenica sottolinea l’importanza, la modalità, la necessità della preghiera. Pregare è riconoscersi peccatori e invocare la misericordia del Signore. La preghiera della comunità è una potente forza di liberazione. Gli Atti degli Apostoli narrano l’episodio di san Pietro in prigione, mentre tutta la Chiesa pregava per lui (cf. At 12, 5). È un modello anche per noi. I cristiani perseguitati devono sentire l’afflato e la vicinanza della Chiesa che prega per loro.

Il valore del sangue dei martiri

Dai martiri dobbiamo imparare a essere disponibili a soffrire per Cristo. La testimonianza dei martiri riveste un grande significato per la nostra vita. La Lettera agli Ebrei esorta: «Non avete ancora resistito fino al sangue» (Eb 12,4). 

Il martirio è una imitazione dell’esempio che Cristo ci ha lasciato. Anche lui è stato perseguitato e messo a morte. «A questo infatti siete stati chiamati, – scrive l’apostolo Pietro – poiché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme» (1Pt 2,21). Commentando questa espressione, sant’Agostino scrive: «Così hanno fatto con ardente amore i santi martiri e, se non vogliamo celebrare inutilmente la loro memoria, se non vogliamo accostarci infruttuosamente alla mensa del Signore, a quel banchetto in cui anch’essi si sono saziati, bisogna che anche noi, come loro, siamo pronti a ricambiare il dono ricevuto»[1].

            Subire il martirio è, in fondo, una restituzione dell’amore con cui Cristo ci ha amati. È noto il verso di Francesco Petrarca: «Amor con amor si paga, chi con amor non paga, degno di amar non è». Anche nei rapporti umani, all’amore si risponde con l’amore. I martiri, infatti, «hanno toccato il vertice di quell’amore che il Signore ha definito come il più grande possibile. Hanno presentato ai loro fratelli quella stessa testimonianza di amore, che essi medesimi avevano ricevuto alla mensa del Signore»[2]. Restituiscono con il dono della loro vita l’amore con cui sono stati amati da Cristo.

Naturalmente, lo spargimento del sangue di Cristo ha un valore molto più alto di quello dei martiri. Una sola goccia del suo sangue redime il mondo intero. Il sangue di Cristo ha un valore redentivo, quello dei martiri un significato esemplare. Ancora sant’Agostino spiega: «Non vogliamo dire con questo di poter essere pari a Cristo Signore, qualora giungessimo a rendergli testimonianza fino allo spargimento del sangue. Egli aveva il potere di dare la sua vita e di riprenderla, mentre noi non possiamo vivere finché vogliamo, e dobbiamo morire anche contro nostra voglia. Egli, morendo, uccise subito in sé la morte, mentre noi veniamo liberati dalla morte solo mediante la sua morte. La sua carne non conobbe la corruzione, mentre la nostra, solo dopo aver subito la corruzione, rivestirà per mezzo di lui l’incorruttibilità alla fine del mondo. Egli non ebbe bisogno di noi per salvarci, ma noi, senza di lui, non possiamo far nulla. Egli si è mostrato come vite a noi che siamo i tralci, a noi che, senza di lui, non possiamo avere la vita»[3].

            Il sangue dei martiri, infine, è seme di vita e di fecondità, diceva Tertulliano. La storia del cristianesimo, dai primi secoli ai nostri giorni, mostra che sempre la fede si è impiantata in un Paese con la testimonianza dei martiri. Così possiamo ricordare i martiri canadesi, vietnamiti, coreani, giapponesi, ugandesi. L’evangelizzazione è sempre stata accompagnata dal martirio. 

Questa sera preghiamo per i martiri del nostro tempo e chiediamo a loro di aiutarci a dare con la vita la nostra bella testimonianza d’amore a Cristo.


[1] Agostino, Trattati su Giovanni, 84, 1-2.

[2] Ivi.

[3] Ivi.