
Intervento al Convegno sul tema del lavoro organizzato dall’ARPAL-Puglia,
zona fieristica, Miggiano, 18 maggio 2023.
Cari amici,
in sede di premessa vale la pena di sottolineare la prospettiva del mio intervento. Parlo da Vescovo, non da sociologo. Non sono un esperto nell’analisi dei dati sociali. Soprattutto, parlo senza la pretesa di offrire soluzioni a un problema, peraltro molto complesso. In quanto Chiesa, poniamo solo dei segni (il potere dei segni, secondo don Tonino Bello!), indichiamo cioè alcuni valori, una prospettiva ideale da tenere presente. Non tocca a noi proporre soluzioni concrete.
Il primo aspetto da sottolineare si riferisce al fatto che la questione del lavoro al Sud (e non solo nel Salento) non una realtà emergenziale, ma strutturale. Non è una questione legata a un tempo particolare, ma a una situazione che dura ormai da troppi anni. Per certi versi, si può dire che si tratta di una condizione atavica. A tal proposito, basta fare una semplice analisi storica e una considerazione dei dati sociologici. Da sempre il Salento è stato terra di migrazione in entrata e in uscita.
Il secondo aspetto riguarda l’identità plurale della regione. La Puglia è terra di incrocio e crocevia di popoli. La sua stessa composizione territoriale e le vicende storiche che l’hanno riguardata ne hanno determinato la sua identità plurale che traspare perfino dal suo nome, declinabile al singolare (Puglia) o al plurale (Puglie). A seconda del punto di osservazione, la Puglia può essere considerata come la più settentrionale delle regioni del Sud o anche come la più orientale delle regioni meridionali. Da sempre, infatti, gli scambi culturali e commerciali con i paesi posti sull’altra sponda del Mediterraneo hanno caratterizzato la sua cultura, la composizione sociale e il suo sviluppo.
Ai nostri giorni, la sua posizione centrale nel mar Mediterraneo ne ha fatto nuovamente la porta dei flussi migratori che, dai paesi del Sud del mondo, sono diretti verso il Nord Europa. Per questo, non senza fondate motivazioni, il sociologo pugliese Franco Cassano ha sottolineato che «oggi (noi pugliesi) non siamo più periferia come voleva il meridionalismo. Ora noi siamo frontiera, centro (…). Noi siamo nella guerra, nel magma, nel pieno degli eventi. Non siamo la periferia di un mondo perfetto (…). Oggi esistono tante frecce che vanno verso Sud, Nord, Est, Ovest e noi siamo al centro di questi movimenti, perché siamo al centro del Mediterraneo»[1].
Occorre, pertanto, una visione del territorio: la collocazione del territorio pugliese e salentino nel Mediterraneo segna la sua vocazione. Essa è prevalentemente agricola, commerciale, artigianale, turistico-culturale, anche se non mancano nuove opportunità in altri settori e nuove star-up. Ciò non toglie la necessità di una politica industriale. Per la programmazione degli interventi, occorre tener presente questa fondamentale stratificazione del territorio al fine di saper individuare e indicare le priorità.
Questo è precisamente il compito della politica. Occorre programmare una politica del lavoro. Ciò richiede la condivisione della complessità dei problemi presenti sul territorio, dei ritardi storici e delle occasioni mancate, come anche delle opportunità e delle esigenze del tempo presente. Sopra ogni cosa occorre realizzare le necessarie infrastrutture senza le quali nessun progetto di sviluppo potrà essere realizzato. Purtroppo in questo campo son molti gli annunci e pochi i progetti realmente portati a compimento. Valga per tutti, l’annosa questione riguardante la realizzazione della statale 275. Indispensabile, poi, è promuovere una organizzazione del lavoro, combattendo ogni forma di individualismo, di settorialismo e di autarchia.
Insieme a una politica del lavoro, occorre anche promuovere una cultura del lavoro. Per questo è necessario incentivare la professionalità e stimolare la dinamicità e la creatività, più che la ricerca del posto fisso e statale! Nondimeno, è necessario che le nuove generazioni abbiano una sufficiente conoscenza e dimestichezza con le lingue, dal momento che il territorio è ridiventato un punto di riferimento turistico.
Infine, va detto che non sarà possibile ottenere i risultati sperati senza un’educazione al lavoro delle nuove generazioni. Per questo occorre creare centri e poli scolastici e universitari di eccellenza, promuovere l’apprendistato (per esempio nel campo dell’artigianato…), allenare al sacrificio e perseguire i risultati con tenacia se fermezza, senza desiderare il loro immediato raggiungimento.
[1] R. NIGRO, Il progresso non è nella velocità, intervista a Franco Cassano, in “La Gazzetta del Mezzogiorno”, Domenica, 6 Maggio 2001, p. 11.