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I simboli e i miracoli dell’Avvento

Omelia nella Messa partecipata da un gruppo di ospiti della Comunità Emmanuel
chiesa Cattedrale – Ugento 19 dicembre 2022.

Cari amici,

sono contento della vostra venuta in questa Cattedrale di Ugento. Ho atteso la vostra visita come quella di persone sconosciute, ma di cui si ha voglia di poter incontrare. Certo, si tratta di un fugace momento di conoscenza e di preghiera, ma non per questo è meno carico di un intenso desiderio di amicizia.   

In memoria di Enrica Fuortes 

Siete venuti per rendere omaggio alla memoria di Enrica Fuortes nata a Giuliano di Lecce, frazione di Castrignano del Capo, il 20 ottobre 1934, ultima di quattro figli e morta il 13 novembre 1997[1]. È stata tra gli iniziatori del gruppo “Rinnovamento nello Spirito” a Lecce. Nel Natale del 1980, decide di lasciare la casa per fondare insieme a P. Mario Marafioti la prima Casa Famiglia della Comunità Emmanuel. Nel Natale 1982, dà vita al primo Centro Pedagogico della stessa Comunità. Il suo cuore, come un fiume in piena, ha inondato di amore tutto ciò che ha raggiunto. Centinaia di ragazzi sono stati ricoperti dalle sue cure e del suo affetto materno anche quando, servendoli, ha contratto l’AIDS, che ha sempre portato con grande dignità e mai considerato un limite al suo servizio. La sua vita è stata come il chicco di grano che, se cade in terra e muore, porta molto frutto (cfr. Gv 12,24-25).

Si può intendere la vita e la storia come un accavallarsi delle onde del mare che salgono e si ritirano per mescolarsi l’una con l’altra in un incessante movimento di cui non si vede la fine e forse nemmeno il fine. Si può anche intendere l’esistenza come un movimento che mescola ordine e disordine, caos e armonia, come fili di un tessuto che assomigliano a sprazzi e abbozzi di un ricamo, ma non riescono a comporre un disegno unitario. Si può inoltre pensare all’esistenza come al cammino in un bosco, attraversando sentieri inesplorati, all’interno di una fitta e inestricabile boscaglia, sentieri interrotti che non portano in nessun dove.

I simboli e miracoli dell’Avvento

La liturgia dell’Avvento contiene un grande insegnamento ed offre una luce per comprendere il senso della propria vita donando una nuova fiducia a continuare con coraggio il proprio cammino. L’Avvento diventa così un simbolo della vita e della storia la cui nota dominante è l’attesa di un futuro che dia compimento ai desideri e agli aneliti nascosti nel cuore e risvegli le aspirazioni e gli ideali per i quali vale la pena di combattere in vista della loro attuazione. 

L’Avvento suggerisce di considerare l’esistenza come un grande avventura che prende forma

quando con la luce della fede ci si convince che «niente è impossibile a Dio» (Lc 1, 37). Si raggiunge così la certezza che, qualunque sia la situazione di partenza, un cambiamento radicale è possibile per opera del Signore.  

            Molti sono i simboli metereologici dell’Avvento: cade d’inverno, ma è già preludio di primavera; richiama la notte che si apre alla nuova luce del giorno; allude a un arido deserto che si trasforma in un florido giardino; simboleggia il fiore di narciso che spunta miracolosamente in una terra arida; simboleggia lo spuntare di un germoglio dal tronco di un albero rinsecchito; scende come rugiada a irrorare piante appassite.

            Sono molti anche i simboli personali dell’Avvento: raffigura lo sposo che esce dalla stanza nuziale e la sterile che partorisce. Richiama la promessa del Signore: «Farò camminare i ciechi per vie che non conoscono, li guiderò per sentieri sconosciuti, trasformerò davanti a loro le tenebre in luce, i luoghi aspri in pianura» (Is 42, 16). Infatti, «i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi ascoltano, i morti risuscitano e ai poveri è annunciata la buona notizia» (Mt 11,5).

La fede nell’infinita misericordia di Dio compie miracoli straordinari. Commentando questa frase evangelica, don Oreste Benzi diceva: «I ciechi vedono delle realtà stupende che chi ha gli occhi confusi da 1000 immagini non riesce a vedere e per vedere bisogna stare vicino a loro. Gli storpi camminano, scoprono delle strade che gli uomini hanno smarrito e stando con loro si va nella grande strada dell’amore, perciò per riprendere il cammino bisogna stare con gli storpi. I sordi odono delle armonie che noi non sentiamo più e allora davvero bisogna stare con i sordi; i muti parlano e con loro ho riscoperto una lingua che io avevo dimenticato. State sempre con i ciechi, con gli zoppi, con i muti! Volete una regola d’oro? Metti sempre l’altro prima di te, nasce un popolo nuovo, santo, grande e stupendo. Prima l’altro e poi me, ma per fare questo metti prima l’altro, stai in ginocchio, perché guadagni tutto e cambi la tua testa!»[2].

Questa vostra visita aiuti voi a ricordare la cara memoria di Enrica Fuortes e insegni a noi a camminare insieme con voi mossi dallo spirito dell’Avvento, per accorgerci che qualcosa di inedito accade sotto i nostri occhi. Qualcosa che assomiglia all’avverarsi di un sogno lungamente accarezzato. Vi affido alla Madonna di Leuca, la Vergine de finibus terrae. Ella conosce la via per andare dai confini del mondo al centro della terra, da luoghi impervi e sperduti in cui ci si è smarriti, a terre conosciute e amiche che ridanno gioia e serenità alla vita.    


[1] Cfr. D. Amodio, Enrica Fuortes, la vita per un sogno, Emmanuele, Mesagne 2016.

[2] O. Benzi, Passi scelti da Pane Quotidiano, Novembre- Dicembre 2016, Sempre Editore, Legnago (VR).