
Tra il 1964 e il 1984 i Missionari della Consolata, la nota famiglia religiosa fondata dal beato Giuseppe Allamano nel 1901, ebbero una “storia” a Pescoluse di Salve, località sul mare Jonio, nella diocesi più meridionale della Puglia. La racconta, con dovizia di particolari, padre Francesco D’Acquarica imc in un interessante volumetto diffuso da poco[1], basandosi sulle carte d’archivio del suo Istituto in Roma, sul “Diario della Casa” e sulla sua pubblicazione riguardante i Missionari della Consolata in Puglia[2]. Scopo del volumetto è narrare «le origini, lo sviluppo e la chiusura della sede dei Missionari della Consolata a Pescoluse» e il ruolo avuto da «mons. Antonio De Lecce[3], parroco di Specchia [che] fece “donazione” dell’immobile ai Missionari della Consolata i quali, dopo 20 anni lo alienarono alla Diocesi di Ugento»[4]. In una relazione del 26.1.1970 al suo vescovo, mons. De Lecce precisa che la costruzione di Pescoluse «avveniva su suolo di proprietà dell’Ente Chiesa B.V. della Presentazione di Specchia contando su finanziamenti provenienti dalla prebenda parrocchiale, col parere favorevole del vescovo» tramite vendita o permuta del fondo seminativo denominato “paiarone”[5].
La posa della prima pietra dell’edificio, progettato dal geom. Aldo Simone, ha luogo ad opera del vescovo mons. Ruotolo il 15.2.63, nel XXV del suo episcopato. Lo scrive mons. De Lecce sul retro di una foto del 1964 che riprende lo stato dei lavori[6]. «A un anno – scrive l’arciprete di Specchia – l’edificio è già avanzato. Possa, a lavori ultimati, il cuore del vescovo su questo lido, dove i posti al sole non si contano, tra una folla di bambini pazzi di gioia, trovare una ennesima conferma ai miracoli che sa compiere la fede nella Carità»[7]. I lavori iniziarono prima della stipula dell’atto di vendita del “paiarone” e in assenza del Decreto prefettizio che, come si vedrà in seguito, fu negato con la conseguenza di bloccare i lavori e pregiudicare la costruzione dell’opera.
Tornando al racconto di p. Francesco D’Aquarica, esso si articola in cinque capitoletti intervallati dalle biografie di ecclesiastici citati; completano il volumetto, la cronotassi dei superiori di Pescoluse (p. 38) e alcune foto infra testo.
Il “protagonista principale” è p. Giuseppe Olivero. Di origini liguri, ma “innamorato” della Puglia già negli anni trascorsi a Parabita, a Martina Franca e a Molfetta, incaricato dal 1964 di occuparsi delle nuove sedi per i Missionari della Consolata; è lui che incontra a Specchia il parroco, mons. Antonio De Lecce, nel suo studio. È “triste e abbattuto” – scrive – perché da oltre un anno i lavori per la costruzione dell’orfanatrofio estivo a Pescoluse, frazione di Salve, di cui egli è originario, sono fermi per mancanza di fondi[8]. I debiti galoppano inesorabilmente con gli interessi e l’unica soluzione per lui è “donare” la struttura a rustico (seminterrato e piano terra) col circostante terreno, a un ente religioso che voglia assumere il debito maturato. Egli fa vedere il progetto a p. Olivero[9]. Il p. Olivero, entusiasta per un possibile e tanto desiderato ritorno dei Missionari in Puglia, prende le carte e le fa avere ai superiori. La proposta viene accettata; il 12 marzo 1965 i Missionari pagano i debiti contratti da mons. De Lecce e viene rogato l’atto notarile in episcopio, presente il vescovo mons. Giuseppe Ruotolo, col quale la struttura a rustico passa ai religiosi[10]. I lavori riprendono entro il 30 ottobre 1966 come da contratto e nel corso di tre anni sono portati a compimento.
La solenne inaugurazione del centro missionario di Pescoluse ha luogo il 24 agosto. Una processione con la statua della Madonna di Fatima, la banda e un corteo di auto parte da Specchia e attraversando Presicce, Salve, Morciano e Torre Vado giunge a Pescoluse. Qui alla presenza delle autorità religiosi e civili, l’arcivescovo-amministratore apostolico di Ugento, mons. Nicola Riezzo, celebra la Messa, benedice e inaugura ufficialmente la bella costruzione alla presenza delle autorità e di un popolo festante. Il centro missionario di Pescoluse è eretto casa religiosa con decreto del 24 settembre 1969[11].
Gli inizi del centro sono animati da veri missionari pionieri (Garniga – detto Pino – , Manco Luigi e Parisi) che preparano la struttura per renderla operativa: la luce arriverà solo ai primi di luglio, mancano le cuoche e tutte quelle comodità che sono usuali nelle altre case missionarie, ma col lavoro costante tutto si appiana in vista dell’accoglienza dei seminaristi.
Il 4 ottobre presso il centro si radunano 150 giovani per una giornata di studio sul tema missionario[12]. Il “piccolo seminario” di Pescoluse inizia le sue attività formative il 6 ottobre 1969; i seminaristi sono 23, tutti provenienti dal Salento. Lo dirige p. Giuseppe Garniga coadiuvato dai pp. Luigi Manco e Federico Civilotti, unitamente allo studente teologo Giovanni Scudiero. All’ insistenza di p. Giuseppe Garniga presso l’autorità scolastica si deve l’apertura, presso il centro di Pescoluse, della sezione staccata della Scuola Media di Salve.
Tuttavia da subito nascono le prime difficoltà[13]. Già erano sorti problemi per il reperimento dei professori a causa della perifericità della sede. Il primo inverno, 1969-1970, era stato vissuto male dalla comunità missionaria a causa del clima umido, ventoso e della lontananza dal centro abitato di Salve, tanto da far pensare a spostarsi verso altri luoghi, anche in altre diocesi.
Nonostante le difficoltà i ragazzi crescono di numero: nel 1971 le classi di scuola media sono tre e il rettore è p. Vincenzo Mura di Ugento. Nell’ottobre 1972 il seminario si trasferisce a Martina Franca dove vi era già una presenza dei Missionari[14].
Gli anni compresi tra il 1972 e il 1984 sono caratterizzati dalla ricerca di luoghi alternativi a Pescoluse come sede della casa missionaria. Nel 1976 il vescovo di Ugento- S. Maria di Leuca, mons. Michele Mincuzzi, propone ai Missionari della Consolata, tramite il superiore di Pescoluse, p. Enrico Redaelli, di mettere a loro disposizione l’ex chiesa parrocchiale di s. Francesco di Gemini e i locali annessi, con la possibilità di adattarli per la nuova funzione, con l’impegno dei missionari a svolgere alcune attività pastorali a favore della parrocchia. I superiori regionali, con lettera del 19 gennaio 1978, accettano la proposta ponendo la condizione di avere garantita la permanenza di almeno 9 anni ma la convenzione non venne mai firmata e a Gemini i Missionari della Consolata non ci andarono mai[15].
Dal 1979 la Casa di Pescoluse rimane aperta e affidata alle cure del missionario della Consolata, p. Giovanni Milo, originario di Patù, fino al suo passaggio al clero diocesano di Ugento per motivi di salute[16]. La “travagliata storia” di Pescoluse continua e nell’ottobre 1983 è nominato superiore il p. Francesco Babbini, proveniente da Brindisi. Il 6 marzo 1984 p. Francesco Babbini invia ai superiori una relazione con la quale ribadisce che ormai bisogna trovare nel Salento un posto più centrale per trasferirvi la Casa di Pescoluse: una necessità riconosciuta anche dal vescovo e dai sacerdoti della diocesi di Ugento. Dopo una disamina dei centri più grandi ritenuti validi come Galatina, Maglie e Tricase, la scelta cade su Galatina perché caldeggiata dall’arcivescovo di Otranto per la sua centralità e la vicinanza ad altri grossi centri del Salento[17].
Padre Francesco Babbini morì a Pescoluse il 19 marzo 1984 e non fece in tempo a vedere gli esiti delle sue proposte. L’8 dicembre 1984 i Missionari delle Consolata si trasferirono a Galatina, presso una casa in affitto e il 29 gennaio 1987 l’arcivescovo di Otranto, mons. Vincenzo Franco, inaugurò in quella città per il loro istituto la nuova sede.
Nello stesso anno la Casa di Pescoluse fu alienata a favore della Diocesi di Ugento-S.Maria di Leuca e trasformata in Centro socio-pastorale per lo svolgimento di convegni e ritiri diocesani, campi di lavoro del movimento giovanile missionario e corsi del movimento dei “Cursillos”[18]. Successivamente fu intitolata al benemerito parroco di Specchia, mons. Antonio De Lecce, ed ha continuato a svolgere la funzione di luogo privilegiato per tutte le iniziative missionarie sorte nell’ambito della Diocesi di Ugento-S. Maria di Leuca.
[1] P. F. D’Acquarica, I Missionari della Consolata a Pescoluse di Salve dal 1964 al 1984, s.i.p., Martina Franca 2020, pp. 41. In questo scritto si sono integrate quelle notizie con altre provenienti dalle carte dell’Archivio Storico della Diocesi di Ugento-S. Maria di Leuca.
[2] P. F. D’Acquarica, C’erano una volta i Missionari della Consolata in Puglia, Pubblimartina, Martina Franca 2016; dall’Introduzione p. 3.
[3] Per la biografia e altre notizie: S. Palese-E. Morciano, Preti del Novecento nel Mezzogiorno d’Italia. Repertorio biografico del clero della diocesi di Ugento-S. Maria di Leuca, Congedo ed., Galatina 2013, pp. 159-160, 280-285.
[4] P. F. D’Acquarica, I Missionari, cit., Introduzione, p.3.
[5] Archivio Storico Diocesano Ugento (ASDU), Fondo Clero Sec.XX 3, Fasc. 49. Sulla vendita del fondo prebendale “Paiarone” vi furono 3 offerte: Vendita al Comune (per finalità sportive, £ 500.00); Notaio Donato Coluccia da Specchia (permuta con vigneto di minore etteraggio + £ 500.000 per l’opera a mare); Giulio Cazzato da Tiggiano (permuta con oliveto di pari etteraggio e contributo di 4 milioni per l’opera). Il vescovo scelse la terza offerta e si firmò il preliminare d’acquisto col quale il titolare del beneficio prebendale ricevette l ‘anticipo di due milioni di lire, col saldo da farsi all’atto della stipula. Iniziarono i lavori ma il prefetto di Lecce, forse su pressione di elementi locali, negò l’approvazione perché la colonia estiva per le orfanelle aveva una finalità non conciliabile con quella della prebenda parrocchiale cui apparteneva il terreno. Respinto il ricorso della parrocchia fu necessario sospendere i lavori e restituire i due milioni versati come caparra dal Cazzato. Nel frattempo vi fu la proposta dei Padri della Consolata che, pagando il debito, acquisirono la proprietà della struttura a rustico.
[6] Ivi; i lavori furono affidati a maestranze locali: ditta Chiarello Biagio da Corsano e ditta Perrone Francesco.
[7] Ivi, Fondo Vescovi 44, Carte Ruotolo, Album foto non numerate. Il dattiloscritto sul retro è chiuso dal messaggio scritto a mano: “Con filiale affetto/ il Sac. Antonio De Lecce a Mons. Vescovo. …………1964”
[8] La prima pietra era stata posta nell’agosto 1962 per costruire la colonia estiva delle orfanelle che il parroco ospitava a Specchia nell’orfanatrofio “Pio XII” diretto dalle Figlie della Carità. Il terreno, sul litorale ionico in località Pescoluse, era stato donato dal Comune di Salve; cfr. P. F. D’Acquarica, I Missionari, cit., p.7
[9] Il parroco di Specchia, d’accordo col vescovo, preferirebbe che la struttura passasse ai Missionari per stabilirvi un collegio; ivi, p.9.
[10] ASDU, Fondo Clero XX 3, Fasc. 49, mons. Antonio De Lecce.
[11] P. F. D’Acquarica, I Missionari, cit., pp. 13, 21.
[12] Ivi, p. 17.
[13] Ivi, p.22.
[14] Ivi, p. 25.
[15] Ivi, p. 34
[16] Ivi, p. 38. Per la biografia e altre notizie: S. Palese-E. Morciano, Preti del Novecento, cit., pp. 179-180, 321-322.
[17] Ivi, p. 36.
[18] Ivi, p. 37.