
Vito Angiuli è vescovo della diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca, nel Salento, dal dicembre 2010. Ha
62 anni e ha preso posizioni coraggiose contro le trivellazioni alla ricerca di petrolio nel mare Adriatico.
Sull’affaire Xylella ha organizzato nella scorsa Quaresima una Via Crucis per sostenere i contadini colpiti e
denunciare il “fango degli interessi” che deturpano le terre di Puglia. Ha intitolato il documento pastorale
che delinea il percorso della sua diocesi per i prossimi anni “Educare a una forma di vita meravigliosa”. È
una frase tratta dalla Lettera a Diogneto che delinea, scrive Angiuli, una spiritualità «non di tipo monastico,
ma di ispirazione “laica”: una proposta che invita a stare dentro i processi mondani, facendosi carico della
loro imperfezione per sanare le ferite sociali con un’irreprensibile condotta di vita».
È il compito che è chiamato a svolgere ora che è stato nominato presidente della Commissione della Cei sul
laicato. Un incarico delicato dopo la “scossa” di papa Francesco che aprendo i lavori dell’assemblea dei
vescovi ha detto che i laici non «devono aver bisogno del vescovo-pilota, o del monsignore-pilota o di un
input clericale» per svolgere la propria missione nella Chiesa.