
Omelia nella Messa della seconda domenica di Quaresima
Chiesa Cattedrale, Ugento, 5 marzo 2023.
Cari fratelli e sorelle,
la trasfigurazione di Gesù, scrive don Tonino Bello, non vuole essere altro «se non una feritoia che ci fa coraggio, ci fa capire che – al di là della scorza, al di là delle cose – c’è la luce delle risurrezione»[1]. Si intravede, insomma, la luce che trapela dalla fine del tunnel. Quest luce è Gesù stesso. Egli «è la fonte, il centro, è l’alba, è l’attesa, è il principio, è la fine, è il punto di riferimento di tutto, è lo zenit, è l’asse di convergenza di tutta l’esistenza, è un pozzo di luce tanto che bisogna chiudere gli occhi per non calcificarli dentro. Bene: pozzo di luce. La luce della trasfigurazione che mi auguro possa aiutare la vostra anima a consolidare la voglia di andare avanti nel nome di Dio»[2].
Le tre tappe del cammino esodale
Occorre incamminarsi sul sentiero tracciato da Cristo calcando e sue orme. Si tratta di riprendere il cammino fondamentale indicato dalla Scrittura: l’esodo, cioè l’uscita da se stessi e facendo di Cristo il centro della propria vita. L’esodo è il “ritornello personale” che si canta quando ci si sforza di liberarsi dal peccato, ed è anche il “canto corale” della libertà contro tutte le forze di oppressione e di ingiustizia[3].
Il libro dell’Esodo segna le tappe fondamentali del cammino personale e comunitario: il passaggio del mar Rosso, il cammino nel deserto, la stipulazione dell’alleanza con Dio sul monte Sinai. Queste tre tappe sono le stesse che percorre Gesù: il Battesimo al Giordano, la tentazione nel deserto, la trasfigurazione sul monte Tabor. Sono anche i tre passaggi del cristiano per assomigliare a Gesù: la rigenerazione, la conversione, la trasfigurazione. I tre simboli sono l’acqua, il deserto, il monte. Don Tonino Bello suggerisce tre movimenti: incalzare l’ulteriorità, contemplare la divinità, rientrare nell’anteriorità[4].
Questi passaggi di carattere spirituale conducono alla trasformazione dell’umano nel divino. Era il desiderio dei progenitori nel giardino dell’Eden: diventare come Dio! Se percorriamo questo sentiero il desiderio non sarà più una chimera, ma una reale possibilità. Il percorso ideale comprende questi tre momenti: l’aspersione con l’acqua battesimale, la conversione del cuore attraverso il cammino penitenziale, la salita al monte dove, finalmente, possiamo vedere Dio riflesso nel volto di Cristo.
Antico e Nuovo Testamento sono concordi nell’indicare queste tre tappe fondamentali della salvezza. Gli eventi dell’Esodo diventano così un paradigma ideale per tutti. Gesù li ripresenta nella sua vita e li addita al discepolo che vuole mettersi alla sua sequela.
Il mistero della Trasfigurazione
Il punto culminate è la trasfigurazione. Dopo averci aiutati a considerare il mistero del battesimo di Gesù e la tentazione nel deserto, la seconda domenica di Quaresima ci presenta la tappa conclusiva: la trasfigurazione dell’umanità operata dall’apparizione della grazia. La seconda lettura afferma: «La grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata solo ora con l’apparizione del Salvatore nostro Gesù Cristo. Egli ha vinto la morte è ha fatto risplendere la vita e l’immortalità per mezzo del Vangelo» (2Tm 1, 9-10).
Non è questo forse il disegno originario di Dio di cui ci parla il libro della Genesi? Non è questo l’approdo finale di cui ci parla il libro dell’Apocalisse quando, finalmente, la Gerusalemme celeste scende sulla terra e si stabiliscono cieli nuovi e terra nuova, cioè una umanità ripiena di Dio? Non è questo forse il cammino che attraverso il percorso sacramentale e penitenziale la Quaresima indica a ciascuno di noi?
Abbiamo ricevuto anche noi il battesimo, la prima tappa; siamo stati cioè rigenerati. In noi è stato posto il germe della divinità, la partecipazione alla natura di Dio. Dopo essere stati creati, siamo stati chiamati a percorrere il cammino nel deserto, ossia la difficile trasformazione dell’umano nel divino. Avendo ricevuto il dono della grazia, dobbiamo far sì che la grazia invada tutta la nostra umanità. Questo non si realizza con il tocco di una bacchetta magica, ma attraverso l’ascesi, la lotta, lo sforzo libero, ma reale perché la grazia metta radici nella nostra umanità.
È un percorso che dura tutta la vita. Dalla rigenerazione battesimale alla conversione del cuore, fino alla reale manifestazione della grazia dentro la nostra umanità. L’uomo è chiamato alla divinizzazione cioè a far risplendere nella sua dimensione creaturale la stessa gloria divina. Gesù che si trasfigura sul monte è il traguardo che la nostra umanità attende ed è chiamata a realizzare. Dobbiamo vedere la sua gloria, anzi dobbiamo manifestare con la nostra umanità la gloria di Dio.
Le tre tende
Don Tonino Bello suggerisce che per raggiungere questa meta occorre edificare tre tende: una per Elia, una per Mosè, una per Gesù[5].
La tenda di Elia significa coltivare i sogni e accedere il fuoco. Elia, infatti, è il profeta di fuoco, una fiaccola incandescente, pieno di zelo per il Signore. Piantare la tenda per lui significa lasciarsi infiammare. Uscire, insomma, dall’abitudinarietà e dalla mancanza di entusiasmo. Vivere coltivando grandi ideali, spingendo lo sguardo oltre l’orizzonte più immediato per fissare la meta più lontana.
La tenda di Mosè vuol dire privilegiare la prassi più che le chiacchiere. Mosè è stato un uomo di azione, il grande condottiero del popolo di Israele. Sotto la sua guida, si è compiuto il cammino di liberazione dalla schiavitù e si è realizzato il lungo e difficile itinerario per entrare nella terra promessa. In altri termini, si è fatta la storia! La promessa di Dio si è realizzata attraverso passaggi significativi che hanno comportato impegno, responsabilità, sacrifico, dedizione. Non, dunque, parole gettate al vento, ma fatti, passi concreti, opere. Soprattutto si è costituita una comunità orante e obbediente alla volontà divina e si è realizzato il progetto di Dio.
La tenda di Gesù esprime il desiderio di mettere il Vangelo al centro della vita personale e comunitaria. È l’invito alla sequela del Maestro. A dimorare in lui per divenire simile a lui, per percorrere insieme con lui le strade del mondo, annunciando a tutti, con gioia, la parola che salva.
La Quaresima è dimorare in queste tre tende per giungere felicemente alla Pasqua.
[1] Id, Cercatori di infinito, costruttori di storia, Scritti 2, p. 183.
[2] A. Bello, Omelia, in Scritti 2, p. 246.
[3] Cf. Id., Omelia per la festa patronale di Terlizzi, in Scritti 2, p. 117.
[4] Cf. Id, Cercatori di infinito, costruttori di storia, Scritti 2, p. 184.
[5] Cf. Id., Omelia per la festa patronale di Terlizzi, in Scritti 2, 120-121.