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ETICA COME ARMONIA DELLE VIRTU’ CONTRARIE

Per le prospettive di realizzazione umana e sociale che suscita, la libertà ha acquistato, nel
nostro tempo, un fascino particolarmente intenso e una risonanza quasi magica. Alla sua insistente
evocazione, però, non sempre corrisponde la chiara consapevolezza dell’intrinseco significato e
dell’ambiente vitale nel quale l’idea di libertà è maturata1
. L’epoca moderna, infatti, si è costruita
dentro un’ambivalenza dovuta al non riconoscimento delle radici e del fondamento vitale dell’idea
di libertà e alla spinta verso un’emancipazione della ragione considerata nella sua assoluta
autonomia2
. Progressivamente si è affermato il primato della libertà sulla verità tanto che
quest’ultima è stata sempre più considerata inattingibile3
. Si è così giunti all’attuale contesto
culturale nel quale «la libertà non è più vista positivamente come una tensione verso il bene, quale
lo scopre la ragione aiutata dalla comunità e dalla tradizione, ma si definisce come
un’emancipazione da tutti i condizionamenti che impediscono a ciascuno di seguire la sua propria
ragione (…). Così per una dialettica intrinseca alla modernità, dall’affermazione dei diritti della
libertà, sganciati però da ogni riferimento oggettivo in una verità comune, si passa alla distruzione
dei fondamenti stessi di tale libertà».