
Don Tonino Bello nel Seminario vescovile di Ugento (1958-1976)
di Antonio Scarascia*
Io credo che gli apprezzamenti rivolti al mio libro[1] devono essere indirizzati a don Tonino e alla traccia di sé lasciata su Antenna[2]. Perché sono le Sue parole e i Suoi gesti riemersi da quelle pagine, più che la mia ricostruzione, che sanno restituire al lettore, intatta e vivida, l’esperienza educativa che ha avuto luogo molti anni fa in questo seminario.
Un’esperienza speciale. Che a dispetto del tempo che passa, resta viva nel cuore di tutti gli ex allievi.
Un’esperienza innovativa. Nella quale oggetto dell’insegnamento non furono regole e comportamenti, ma stimoli esistenziali come la ricerca della gioia, la pratica dell’amicizia, il coraggio delle scelte, l’educazione all’entusiasmo.
Un’esperienza felice. Che i suoi allievi ricordano in ogni occasione, raccontandola agli amici, alle mogli, ai figli, come una favola meravigliosa che hanno vissuto nell’adolescenza, una favola che toccò felicemente anche don Tonino perché egli stesso la rievocò finché visse con accenti commossi.
Un’esperienza unica. Che non sarebbe stato giusto venisse dimenticata una volta passata la nostra generazione.
Proprio questa preoccupazione ho avvertito durante il convegno per il decennale della morte di don Tonino tenuto in Assisi nel settembre del 2004, al quale partecipai con Mario Rizzo, mio compagno di corso in seminario, e con mio fratello Francesco, anch’egli alunno attento di don Tonino e poi fedele collaboratore a Tricase, quasi suo assistente personale.
Mentre i relatori si avvicendavano sul palco, illustrando la figura di don Tonino a tutto tondo – il Suo impegno per la pace, il pensiero e la teologia del Pastore, l’assillo per l’emancipazione degli emarginati, le raffinatezze del Suo linguaggio profetico, la dimensione universalistica del Suo messaggio – mentre ascoltavamo tutto questo, ci veniva naturale osservare che nessuna delle relazioni dava conto, neppure brevemente, dell’esperienza vissuta nel seminario, e non una parola veniva dedicata all’entusiasmo con il quale don Tonino visse quella stagione, alla Sua innata attitudine a sorridere e scherzare che noi sperimentammo e che caratterizzò il rapporto privato con mamma Maria, con Trifone, Marcello, gli amici di Alessano e di Tricase.
Stava accadendo che l’attenzione rivolta agli scritti, alla parola e ai gesti del Vescovo, non solo lasciava sullo sfondo tratti importanti della sua personalità, ma finiva per trascurare del tutto la prima parte del Suo ministero, avara di scritti e pubblicazioni, ma ricca anch’essa di gesti semplici e sublimi, e stava accadendo, di conseguenza, che biografi ed esegeti pensassero a quella stagione come a uno spazio minore della Sua vita, una parentesi priva di particolare interesse, tanto da poterla mettere da parte e quasi dimenticare.
Di fronte a questo errore di prospettiva e, addirittura, di fronte al rischio dell’oblio ingeneroso dei primi anni del Suo ministero, qualcuno dei suoi alunni doveva decidersi a raccontare, a far rivivere i colori vividi che caratterizzarono quell’esperienza.
Qualcuno di loro doveva decidersi a forzare il riserbo, a rispolverare i diari, riaprire le pagine dell’Antenna, rileggerle e farle leggere agli altri per far assaporare – come diceva Lui – il prolungamento di gioia che quei fogli sprigionano…
Ma riaprire l’Antenna non era facile. Si avverava sì quello che Lui aveva detto…. rileggendo l’Antenna vi ricorderete – dovunque vi avrà condotti il misterioso turbinare della vita – che nella vostra giovinezza avete vissuto un periodo felice e sereno perché nel petto vi mormoravano le acque della grazia di Dio.
Ma accadeva anche, ad un certo punto, che il prolungamento di gioia si trasformasse in nodo alla gola che ci costringeva presto a richiudere e riporre quelle pagine. Una sorta di sindrome emotiva da ricordo che attanagliava e attanaglia gli ex allievi davanti alle pagine dell’Antenna, sperimentata molte volte da me e descrittami con i medesimi toni da mio fratello Francesco, da Antonio e Giuseppe Benegiamo, da molti altri amici e da ultimo qualche sera fa, da Mario Rizzo nella telefonata di auguri di buon anno.
Ha infine prevalso, com’era giusto che fosse, l’obbligo divulgativo, il dovere che incombeva su di noi di far conoscere la straordinaria vicenda di un giovane educatore che in un luogo sperduto della provincia salentina si relazionò con un gruppetto di ragazzini dai dieci ai quattordici anni suscitando in loro, in modo prodigioso, entusiasmo e amicizia. Ed ha prevalso il desiderio di far gustare al grande pubblico che segue don Tonino le pagine coinvolgenti, intrise di affetto e commozione, ma anche di poesia, che dedicò ai suoi ragazzi.
Una volta completato il mio lavoro, non l’ho più riletto. Cercando anche di allontanare, finché ho potuto, serate come questa. Non per sgarbo nei confronti di chi le proponeva, ma per la sindrome che ho descritto prima e per la ritrosia di ritornare in pubblico su quelle emozioni, ma cedendo infine alla proposta di Renato Brucoli, alla cui cortesia – devo dire – è molto difficile resistere.
Voglio chiudere il mio intervento rivolgendomi ora direttamente a Te, don Tonino, nello stile epistolare che molte volte hai utilizzato, perché ti permetteva di entrare in contatto diretto con l’interlocutore, come prediligevi Tu.
Caro don Tonino,
spesso mi chiedo se ho corrisposto con una vita esemplare al privilegio di essere stato Tuo alunno e se dopo il seminario ho saputo fare tesoro dei Tuoi insegnamenti.
Il bilancio delle risposte è ahimè deludente, ma mi conforta il pensiero che i miei insuccessi non Ti hanno allontanato da me, perché Tu non misuravi le debolezze di chi incontravi sul Tuo cammino. Ricordo bene le Tue parole: io ti indico la strada dove dovresti andare perché la tua vita si possa realizzare in pieno, poi tu vai. Se succede un certo momento che su questa strada ti fermi perché sei stanco, oppure incespichi e cadi, non fa niente se ti rialzi e cammini.
Sorvolavi sui nostri tentennamenti e rilanciavi verso nuovi obiettivi. “…Cerca pazientemente il centro. La cosa necessaria è cercare il centro e trovarlo”. Il centro per te era il contatto con il Signore, il tesoro nascosto che tu avevi cercato e trovato, rinunciando a tutto con il cuore colmo di gioia, come l’uomo della parabola che è “pieno di gioia” quando vende i suoi averi.
Ai dubbi della nostra adolescenza rispondevi dandoci coraggio, spronandoci, chiamandoci alla responsabilità delle scelte, mettendosi in guardia, segnalandoci la rotta giusta. “ …abbi fiducia in te,… il tuo destino è nelle tue mani, nelle scelte che compi ogni giorno … e poi“…gioisci, inebriati di felicità, mantieni il contatto con Colui che solo può dare la gioia….”; e poi: “…coraggio…ti attendono tappe dure, faticose, estenuanti.” e ancora: “…la vita è bella, spendila a caro prezzo, al prezzo più alto”.
Ci invitavi alla gioia, cioè alla vita di grazia, ma non ci nascondevi il difficile percorso per conquistarla, il caro prezzo di quella conquista, il duro scontro tra il bene e il male che avremmo dovuto affrontare, il rimedio per uscirne vittoriosi.
Grazie, don Tonino, per quello che ci hai dato: per gli obiettivi alti che ci hai indicati, per l’aria rarefatta che ci hai fatto respirare, per l’entusiasmo che ci hai trasmesso, per l’amicizia che ci hai riservata, per gli amorevoli sfottò, per la giovinezza spesa tra noi, per l’esempio della tua vita.
Grazie, don Tonino. A dispetto dei nostri passi incespicanti, ti promettiamo che, cadendo, ci alzeremo e riprenderemo il cammino segnato dalle tue orme, sforzandoci di seguire il tuo passo, il carezzevole fruscio del tuo passo rassicurante che noi – per primi – abbiamo avuto affianco mentre attraversavi le strade del mondo.
*Già Segretario Generale della Provincia di Lecce
** Note a cura di don Salvatore Palese
[1] La vita è bella: Don Tonino educatore 1958-1976, con prefazione di Maria Luisa Di Natale e ulteriori postfazioni di mons. Felice di Molfetta e Agostino Picicco, Ed. Insieme, Terlizzi 2010, 241 pp. Questa è la riedizione di Don Tonino Bello educatore. Il suo entusiasmo e la sua verve, con presentazione di Donato Valli, Vasto, My&Book 2009, 124 pp.
Dell’edizione 2010 Antonio Scarascia fu chiamato a fare una presentazione nel Seminario vescovile di Ugento il 7 gennaio 2011. Rimasta inedita l’autore ha autorizzato la pubblicazione.
L’attenzione a questo testo è stata richiamata dal vescovo Vito Angiuli nel suo bel messaggio dell’8 dicembre 2017 per l’annuale “Giornata del seminario”. Infatti, quella attività ventennale di don Tonino, dal 1958 al 1976, fu la più lunga esperienza della sua vita, la meno ricordata, ma la più feconda per l’intera diocesi ugentina. Egli fu vicerettore con don Tito Oggioni Macagnino e mons. Antonio De Vitis negli anni dei vescovi Giuseppe Ruotolo, Gaetano Pollio, Nicola Riezzo e Michele Mincuzzi.
Egli fu educatore di molti sacerdoti diocesani e di molti giovani come Antonio Scarascia. Questi ne ha fissato i suoi ricordi nel suo bellissimo volume. Circa 20 anni densi di tante iniziative pastorali: queste e quelle del seminario furono una semina benefica per il clero e per i laici; tutte volte a costruire l’avvenire della chiesa diocesana.
Se ne incominciò a parlare nella seconda “primavera” (Don Tonino negli sviluppi ugentini prima e dopo il concilio Vaticano II), di cui sono editi i contributi in “Siamo la Chiesa” (13, 1995, n. 2, pp. 5-48). Testi di quegli anni sono ora raccolti in Antonio Bello, La terra dei miei sogni. Bagliori di luce dagli scritti ugentini, a cura di Vito Angiuli e Renato Brucoli, Ed Insieme, Terlizzi 2014, pp. 39-322.
Anche la presentazione di Donato Valli all’edizione del 2009 merita di essere riletta per rivivere quella “primavera” che è stata l’incontro con don Tonino, a 25 anni dalla morte.
[2] “L’Antenna”, pubblicazione ciclostilata del Seminario vescovile di Ugento, comparve il 31 maggio 1962, interamente scritta da don Tonino. La sua pubblicazione durò fino all’agosto 1968, senza regolarità periodica e con varietà del numero di pagine. “L’Antenna” contò complessivamente 12 numeri.