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ATTUARE LA COSTITUZIONE

Carissimi, 
non è facile concludere questo convegno dopo interventi così profondi dei relatori che mi hanno preceduto. Vorrei innanzitutto ringraziare la Presidente del Consiglio Regionale, la dott.ssa Loredana Capone, sebbene sia impegnata nella parte amministrativa a dare soluzioni alla situazione creata dalla pandemia sul piano sanitario, sociale ed economico, non manca di prestare l’attenzione alla dimensione culturale. Non intendo culturale in senso accademico, ma nel senso di qualcosa che nasce dal basso e si articola in progetti da promuovere e da valorizzare, come quello rappresentato da questo libro. Il mio è un encomio e un elogio per stimolare a continuare su questo percorso, perché il miglioramento culturale della nostra Puglia significa anche un’elevazione di carattere sociale.
Grazie ai due autori che, in questo caso, sono anche relatori per le vostre considerazioni. La confezione di questo libro dimostra una conoscenza approfondita della Costituzione e dei Costituenti, ma dimostra anche che la volontà che tutto questo non rimanga soltanto nei libri di storia, ma diventi conoscenza condivisa. Grazie perché ci date la possibilità di leggere questi piccoli medaglioni, che sembrano quasi tessere di un mosaico. Nell’insieme, essi disegnano il quadro costituzionale del nostro paese. L’intelligente confezione del libro consente al lettore di servirsene in vari modi: leggerlo dall’inizio, oppure secondo il proprio interesse o anche in altro modo. 
Il ringraziamento va anche al sindaco Antonio De Donno per l’impulso che la sua amministrazione sta dando alla progettazione e alla programmazione culturale di Tricase. Alcune volte si assiste ad amministrazioni comunali preoccupate solo della gestione del presente, che poi nemmeno si riesce a gestire. Compito di un’amministrazione, invece, è soprattutto avere la capacità progettuale e la forza di attuare i progetti. Mi sembra che qui a Tricase si vada in questa direzione. E questo non può che farmi piacere, visto che sono un cittadino onorario.
Tra tutte le figure delineate nel libro, per ovvie ragioni, mi sono soffermato a leggere le pagine sull’On. Giuseppe Codacci Pisanelli[1]. Ringrazio la figlia Biancaneve per la sua presenza e, in lei, tutti gli altri familiari. Non ho conosciuto personalmente, l’Onorevole. Ho imparato a conoscerlo nei momenti nei quali, come Diocesi, ci siamo soffermati ad approfondire la figura e l’operato. Ho compreso così, almeno in parte la sua persona.  Di grande aiuto mi sono stati gli scritti del Prof. Ercolino Morciano. Il suo è un lavoro encomiabile perché non ha parlato non solo dell’aspetto politico, ma si è soffermato soprattutto sulla formazione cristiana ricevuta da Giuseppe Codacci Pisanelli[2]
Non basta, infatti, sottolineare alcuni momenti topici della sua carriera politica, come l’incontro con il presidente degli Stati Uniti. Bisogna evidenziare le motivazioni che giustificano il raggiungimento di questi eccellenti risultati. Il segreto risiede nella profonda formazione cristiana ricevuta da giovane. Questo periodo è stato una sorta di palestra spirituale che ha forgiato la sua personalità e gli ha consentito di sviluppare uno stile ammirato da tutti. In sintesi, si dovrebbe dire che senza la sua opera, e quella di un altro illustre tricasino, il cardinale Giovanni Panico, Tricase non avrebbe raggiunto traguardi di tutto rilievo sul piano sociale e culturale. 
Evidenzio alcuni aspetti più significativi. Innanzitutto, l’importanza della memoria. Viviamo in un tempo di smemoratezza. La cosiddetta “cancel culture”, letteralmente “la cultura che cancella” rappresenta una nuova forma di demenzialità perché desidera cancellare avvenimenti e personaggi del passato in nome del politically correct. Al contrario, questo testo richiama l’importanza della memoria perché essa custodisce il “tesoro della storia”. Esso non deve essere dimenticato, ma deve essere tenuto presente perché è un aiuto alla comprensione della contemporaneità. La conoscenza del passato orienta le scelte del presente. Tracciando il quadro di un fondamentale momento storico della società italiana attraverso i personaggi che lo hanno caratterizzato, il libro non rimane solo erudizione storica, ma si fa attualità perché aiuta a comprendere il profondo cambiamento in atto, indicando i punti fondamentali da tenere presenti nel vivere sociale e civile. 
Il secondo merito risiede nel fatto che i Costituenti, pur partendo da prospettive differenti, hanno delineato una visione complessiva della società ed hanno saputo progettare un tipo di società libera e democratica. Questo libro testimonia la fecondità di partire da una visione del mondo che faccia da regolatore delle scelte da compiere. Senza uno sguardo lungimirante sul futuro non si va da nessuna parte. Si gestisce solo l’esistente. In realtà, l’azione politica si riduce alla “gestione del potere” a servizio dell’interesse personale. 
Oggi, invece, siamo sotto l’influsso del cosiddetto “pensiero debole”, altrimenti definito “pensiero liquido”. Avvertiamo l’assenza di uno sguardo condiviso e, di conseguenza, la necessità che si ricostruisca uno quadro d’insieme come minimo comune denominatore dell’intera società. Preoccupandoci delle emergenze immediate, anche le discussioni politiche vertono più sulla forza elettorale che sulla capacità progettuale. Al primo posto c’è il desiderio di assicurarsi una carica pubblica, più che la capacità di proporre un progetto giusto a servizio del bene comune. 
Vi è poi un altro aspetto da sottolineare: il metodo di lavoro che i Costituenti hanno perseguito nel redigere la Carta costituzionale. Essi partivano dalla convinzione che gli altri interlocutori non erano nemici da odiare, ma persone con cui confrontarsi a viso aperto. Pur non raggiungendo l’unanimità, la discussione era condotta sempre in forma dialogica, secondo la grande lezione greca che proponeva la “cultura del dialogo” (“dià -logos”), ossia conseguire la verità attraverso la parola e il confronto delle idee. Logos, infatti, non è solo parola, ma anche ragione e norma/legge. Attraverso questo metodo, il confronto si prefiggeva di arrivare a una verità condivisa. Non a una convenienza, nemmeno a verità assoluta, ma a una verità storica che, tuttavia, diventa il punto di riferimento per tutti. Alla cultura del dialogo, oggi, si preferisce il litigio, la controversia fine a se stessa, il corpo a corpo verbale e, talvolta, anche lo scontro fisico. Il risultato è l’incomunicabilità, anzi l’assenza di ogni comunicazione dal momento che uno si sovrappone all’altro, senza mai far precedere il momento dell’ascolto. 
L’ultimo aspetto che voglio mettere in evidenza, peraltro già sottolineato dal dott. Gero Grassi, si riferisce all’importanza e al valore delle istituzioni a servizio della persona e della società. Senza di esse la società non trova una base solida su cui costruire e progettare il suo futuro. Come lo scheletro che dà consistenza e unità a tutte le membra del corpo umano, così le istituzioni sono la rete che tiene unita la società. Oggi avvertiamo una sorta di “fragilità istituzionale”. Di conseguenza, questo provoca la frammentazione e il disorientamento del corpo sociale. 
Per questo si sente parlare sempre più della necessità di un cambiamento o di un aggiornamento della Costituzione, almeno della seconda parte, con la motivazione di tener conto dell’evoluzione sociale e culturale avvenuta nel corso degli anni. Non discuto sull’opportunità di tessere alcuni miglioramenti e adeguamenti. La verità, però, è che la Costituzione non sempre è attuata e, per questo, alla fine a pagare le spese sono sempre i più deboli. Basterebbe soffermarsi ad esaminare la situazione carceraria che, così come è configurata, non è rispettosa della dignità della persona. Se è vero che la nostra Costituzione è una delle più belle del mondo, ne consegue che bisognerebbe adoperarsi per realizzarla nella prassi, in modo da guidare l’intera società italiana al conseguimento del bene comune. 

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[1] Sulla polivalente personalità dell’On. Giuseppe Codacci Pisanelli cfr. il dossier AA.VV. L’uomo, il costituente, il politico, il giurista, in “Siamo La Chiesa”, bimestrale religioso-sociale, parrocchia “Antonio da Padova”, Tricase, XVI, 1988, n. 1, pp. 19-58.  

[2] Cfr. E. Morciano, “Tutto nasconde un disegno d’amore: la pietas eucaristica di Giuseppe Codacci-Pisanelli, in «Leucadia. Miscellania storica salentina “G. Cingolani”», 5, 2013-2014-2015, Edizioni Grifo, Lecce 2015, pp. 39-61. L’articolo è ripreso in S. Palese, Giuseppe Codacci-Pisanellli (1913-1988), Laico cristiano impegnato nella politica e nella cultura. Studi e testimonianze, testi e immagini, Atti del Convegno di Studi, Alessano, Auditorium Benedetto XVI, 2 luglio 2016, Congedo Editore, 2017, pp.  19-32.