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Anno LXX N.1 Gennaio-Giugno 2007

Cari fratelli e sorelle,
lo scrittore russo Leone Tolstoi narra in un piccolo racconto di un sovrano severo che chiese ai suoi sacerdoti e sapienti di mostrargli Dio affinché egli potesse
vederlo. I sapienti non furono in grado di appagare questo suo desiderio. Allora
un pastore, che stava giusto tornando dai campi, si offrì di assumere il compito
dei sacerdoti e dei sapienti. Il re apprese da lui che i suoi occhi non erano sufficienti per vedere Dio. Allora, però, egli volle almeno sapere che cosa Dio faceva.
«Per poter rispondere a questa tua domanda – disse il pastore al sovrano – dobbiamo scambiare i vestiti». Con esitazione, spinto tuttavia dalla curiosità per
l’informazione attesa, il sovrano acconsentì; consegnò i suoi vestiti regali al pastore e si fece rivestire del semplice abito dell’uomo povero. Ed ecco allora arrivare la risposta: «Questo è ciò che Dio fa». Di fatto, il Figlio di Dio – Dio vero da
Dio vero – ha lasciato il suo splendore divino: «… spogliò se stesso, assumendo
la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana,
umiliò se stesso… fino alla morte di croce» (cfr. Fil 2, 6ss.). Dio ha – come dicono i Padri – compiuto il sacrum commercium, il sacro scambio: ha assunto ciò
che era nostro, affinché noi potessimo ricevere ciò che era suo, divenire simili a
Dio.